Chiesta archiviazione per i tre sanitari indagati per la morte di Stefano Paternò, militare di stanza ad Augusta deceduto a marzo il giorno successivo all’inoculazione della prima dose di Astrazeneca. A deciderlo la Procura della Repubblica di Siracusa.
Sulla morte del 43enne, in servizio alla Marina militare, la magistratura aveva aperto un fascicolo; sequestrati inoltre i lotti di vaccino e iscritte quattro persone nel registro degli indagati.
Attualmente resta aperta solo la posizione di uno di questi, ossia l’amministratore delegato di AstraZeneca Italia, Lorenzo Wittum. Avanzata richiesta di archiviazione al G.I.P. per il medico e l’infermiere dell’ospedale militare dove la somministrazione è avvenuta, nonché per il medico del 118.
A fine maggio il lotto ABV2856 era già stato dissequestrato: analisi hanno appurato che rispecchiava i parametri qualitativi approvati dall’Ema.
La relazione dei consulenti tecnici della Procura, Giuseppe Ragazzi, Marco Marietta, Carmelo Iacobello e Nunziata Barbera, aveva accertato la correlazione tra il decesso di Paternò e la somministrazione del vaccino.
Secondo i periti, l’uomo, che aveva già avuto il Covid, ha sviluppato una reazione anticorpale e valori tre volte superiori al normale. Non si sarebbe dunque trattato di trombosi ma di un fenomeno infiammatorio atipico. La patologia fatale ha portato i polmoni al collasso.
Forse se Paternò si fosse sottoposto al test sierologico quantitativo prima di vaccinarsi o avesse aspettato più tempo, l’esito avrebbe potuto essere differente.