Al quartiere generale della Casaleggio&Associati, in questo momento, hanno cose più importanti a cui pensare. E anche a Rocco Casalino, che in passato ha seguito con passione le vicende del M5s siciliano, non m’porta na sega (cit. Giovanni Lindo Ferretti) di cosa accade al di qua dello Stretto.
Altrimenti, potete stare tranquilli, che la perfida soffiata di Nello Musumeci sarebbe stata la premessa per un processo in piena regola. Il presidente la sua mascariata l’ha piazzata con disinvoltura, come un pettegolezzo sussurrato all’amica di sempre in riva al mare. Solo che invece del lungomare di Ognina aveva davanti la platea del Parlamento siciliano e di quella parte che ha provato a sfregiarlo con una mozione di sfiducia.
E allo sfregio ha risposto con la mascariata che per i pochi che non lo sapessero e quel raffinato modo di procedere che non accusa e non diffama ma lascia tracce indelebili. Proprio come toccarsi il viso dopo aver maneggiato carbone. Nel gergo siciliano se ne fa ricorso quando s’intende delegittimare moralmente un avversario e questo era proprio il caso.
Non perché Musumeci temesse davvero l’esito dell’aula, i numeri erano già chiari in partenza, diciamo piuttosto che l’uomo è un pizzico permaloso e quella mozione non l’ha presa bene. Gli è sembrato il pretesto per cantargliele in pubblico e nulla più. Allora da siculo offeso ha approfittato di uno scivolone dell’avversario per segnare il più facile dei gol a porta vuota. E così, nella premessa del suo intervento davanti a tutto il Parlamento siciliano, ha ringraziato quattro grillini che gli avrebbero confidato di essere dispiaciuti della mozione di sfiducia e che l’avrebbero votata perché costretti. Quattro, tre uomini e una donna.
Da quel momento è cominciata la caccia all’identità dei quasi pentiti, come in un gioco di società in cui la pallina dell’indiziato s’è fermata sopra diverse caselle. Anche perché di mal di pancia all’interno del gruppo se ne parla da tempo, anche dopo l’abbandono dei 5 deputati che hanno costituito a inizio giugno Attiva Sicilia. Adesso il silenzio generale dei Cinque Stelle siciliani nasconde imbarazzo, risentimento ma soprattutto voglia di scoprire il volto di chi ha consegnato al nemico la più improvvida e meno cavalleresca dichiarazione di pace.