Di questo Natale 2020 nella memoria collettiva non resterà un bel ricordo. Perché è diverso da tutti gli altri, vissuto all’insegna del distanziamento sociale, del rigore e delle limitazioni. Un Natale festeggiato con pochi cari intorno a sé, senza tavolate di amici e parenti, magari accontentandosi di una videochiamata. Ci hanno suggerito di sfruttare questa occasione per vivere una festa più intima, riscoprirne la vera essenza e in generale capire cosa conta davvero nella vita. Probabilmente deve essere davvero questo il giusto atteggiamento mentale per superare questi giorni. Ma è difficile allontanare la tristezza e la nostalgia, perché la suggestione del Natale si è percepita di più quando è venuta a mancare. Quando non è stato possibile festeggiarlo come si è sempre sempre fatto, assieme a chi è più caro.
Di sicuro prima di adesso, all’avvicinarsi delle feste di fine anno, in tanti hanno sognato di ibernarsi e farsi scongelare dopo la Befana. Sono quelli che non sopportano le tavolate, i pranzi infiniti e tutto ciò che è previsto nel copione non scritto per i giorni di fine anno. Ma dopo essere stati costretti a trascorrere questo 25 dicembre e la sua vigilia in una atmosfera più triste e dimessa del solito, come in penitenza, è probabile che si riescano a trovare i motivi e gli spunti per potere apprezzare di più nel futuro questi giorni. E magari partecipare con maggiore entusiasmo a quelle “tombolate” che distribuiscono quaterne, cinquine sempre agli altri. Ma anche agli immancabili cucù, salta cavallo e mercanti in fiera, e alla infinita cerimonia dello scambio dei regali.
Il lockdown ha sospeso tutto. Quest’anno ci sono mancate le persone, i luoghi più cari, i riti in famiglia, le facce, le voci e gli abbracci che porta ogni anno il Natale. Speriamo di ritrovarli nel 2021.