Ha confessato di essere coinvolto nel traffico di migranti uno dei nove arrestati per il naufragio avvenuto al largo di Pylos, in Grecia. L’uomo avrebbe dichiarato di essere un semplice membro del gruppo e di aver accettato di essere pagato per portare la barca dalla costa libica all’Italia. Avrebbe poi aggiunto che la barca ha lasciato l’Egitto vuota, per raccogliere centinaia di migranti a Tobruk, in Libia.
Gli altri otto imputati negano invece di essere membri della rete di trafficanti, dichiarando di non essere coinvolti nel caso. Di nazionalità egiziana e di età compresa tra i 20 ei 40 anni, si ritiene che siano stati membri dell’equipaggio della nave. Lunedì i presunti scafisti compariranno davanti al pubblico ministero.
Intanto le operazioni di ricerca e soccorso sono andate avanti, nonostante i disagi causati dal forte vento. Impegnate nelle operazioni una fregata, tre motovedette e un elicottero. Al momento sono state salvate 104 persone e recuperati 78 corpi senza vita. Sul peschereccio c’erano probabilmente tra i 500 e i 700 migranti.
I superstiti sono tutti uomini, per lo più siriani ed egiziani. Ci sono anche 12 pachistani e due palestinesi, stando alle autorità greche. Al momento più di venti persone sono ricoverate a Kalamata, nel Peloponneso; tra di loro anche alcuni minori che saranno trasferiti nel campo di accoglienza per completare le procedure di identificazione prima di passare a strutture minorili.
“Non abbiamo ancora tutte le informazioni di quello che è successo, ma sembra essere la tragedia più grande nel Mediterraneo“, ha commentato la commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson. “I trafficanti che mettono queste persone su queste barche non le stanno mandando verso l’Europa, le stanno mandando verso la morte. È assolutamente necessario impedirlo”.
Foto di repertorio