Il Nobel per la Pace 2020 al World Food Programme
Il Comitato dei Nobel: «Sforzi nel combattere la fame, contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti e sua azione nel guidare gli sforzi per prevenire l’uso della fame come un’arma di guerra e conflitto»
C’è un po’ d’Italia nel Nobel per la Pace 2020. Il Comitato norvegese dei Nobel ha conferito il premio al World Food Programme (Wfp), agenzia Onu con sede a Roma. Lo rende noto lo stesso comitato su Twitter.
“Per i suoi sforzi nel combattere la fame, i suoi contribuiti per migliorare le condizioni per la pace nelle zone di conflitto e per agire come una forza che impedisce l’uso della fame come arma nelle guerre e nei conflitti“, si legge nel cinguettio virtuale.
“In Paesi come lo Yemen, la repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitti violenti e la pandemia ha portato ad un drammatico aumento del numero delle persone che rischiano di morire di fame“, si legge ancora nella motivazione, che rimarca come la “pandemia di coronavirus ha contribuito ad un forte aumento delle numero delle vittime della fame nel mondo“.
La storia del Wfp
Fondato nel 1961 quando George McGovern, allora direttore del programma di aiuto alimentare degli Stati Uniti, propose di creare un programma di distribuzione alimentare. Il Wfp venne costituito nel 1962 dalla Fao e dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per tre anni su base sperimentale. Nel 1965 il programma venne ratificato.
Wfp, i numeri e cosa fa l’agenzia Onu con sede a Roma
Con 86,7 milioni di persone assistite in circa 83 paesi ogni anno, il World Food Programme (Wfp) è la principale organizzazione umanitaria e agenzia delle Nazioni Unite impegnata a salvare e cambiare le vite, fornendo assistenza alimentare nelle emergenze e lavorando con le comunità per migliorarne la nutrizione.
Ogni giorno, il Wfp impegna circa 5.000 camion, 20 navi e 90 aerei per fornire cibo e altri tipi di assistenza a chi ne ha più bisogno. All’anno distribuisce circa 15 miliardi di razioni alimentari.
Le attività dell’organizzazione si concentrano nell’assistenza d’emergenza, nel soccorso e nella ricostruzione, nello sviluppo e nelle operazioni speciali. Due terzi dei suoi interventi si svolgono in paesi colpiti da conflitti, dove il rischio per le popolazioni di essere denutrite è tripla rispetto ai paesi in pace.
Nelle emergenze, si legge sul sito dell’agenzia, il Wfp è spesso il primo a giungere sul posto e a fornire assistenza alimentare alle vittime di guerre, conflitti civili, siccità, inondazioni, terremoti, uragani, cattivi raccolti e disastri naturali.
E’ la più grande organizzazione umanitaria che attui programmi di alimentazione scolastica in tutto il mondo, e questo da oltre 50 anni. Ogni anno fornisce pasti a scuola a oltre 16 milioni di bambini e bambine in 60 paesi, spesso nelle regioni più inaccessibili.
Acquista 3 milioni di tonnellate di cibo l’anno. Di questa quantità, almeno tre quarti proviene da paesi in via di sviluppo.
Inoltre, fornisce servizi all’intera comunità umanitaria. Tra questi, c’è anche il trasporto aereo con il Servizio Aereo Umanitario delle Nazioni Unite (Unhas), che raggiunge oltre 250 destinazioni in tutto il mondo.
Finanziato interamente da donazioni volontarie, nel 2018 il Wfp ha raccolto la cifra record di 7,2 miliardi di dollari. Lo staff conta oltre 17.000 dipendenti in tutto il mondo: di essi, oltre il 90 per cento si trova in paesi in cui l’agenzia fornisce assistenza.
David Beasley: «Riconoscimento che ci commuove e ci onora»
«Il premio Nobel per la Pace all’agenzia ONU World Food Programme (WFP) è un riconoscimento, che ci commuove e ci onora, al lavoro dello staff del WFP che dedica ogni giorno della propria vita a portare cibo e assistenza a circa 100 milioni di donne, uomini e bambini che hanno fame nel mondo. A quanti hanno le vite spesso brutalmente colpite da instabilità, insicurezza e conflitti».
Così David Beasley, direttore esecutivo del Wfp. «Il Premio Nobel per la Pace non riguarda solo il WFP. Noi lavoriamo a stretto contatto con governi, organizzazioni, partner del settore privato la cui passione per aiutare le persone affamate e vulnerabili è pari alla nostra. Non potremmo aiutare nessuno senza di loro. Siamo un’agenzia operativa e il lavoro quotidiano del nostro staff è ispirato ai nostri valori fondamentali di integrità, umanità e inclusione.
Laddove c’è un conflitto c’è anche la fame. E dove c’è fame, spesso ci sono conflitti. Il riconoscimento di oggi ci ricorda che la sicurezza alimentare, la pace e la stabilità sono strettamente interconnesse. Senza la pace non potremo raggiungere l’obiettivo globale di fame zero nel mondo, e finché ci sarà fame, il mondo non vedrà mai la pace».