Zona Noce, una discarica a cielo aperto in via Crociferi: «Serve l’intervento del Comune»

Il Presidente della Quinta Circoscrizione, Fabio Teresi, chiede una mano al Comune per un intervento risolutivo e definitivo tra via Di Martino e Via Crociferi

Non basta ripulire la zona, serve un intervento drastico, urgente e risolutivo, perché la discarica che si forma tra la via Crociferi e la via Di Martino, a Palermo, nel quartiere Noce, è una vera vergogna. Nasce principalmente dall’inciviltà delle persone ma è anche frutto di scelte sbagliate.

Un’isola “infelice”, l’unica tra gli assi di via Serradifalco e via Aurispa in cui non è partita la raccolta differenziata. Tredici cassonetti, che sono un punto di riferimento per chi, nelle zone limitrofe, non ha alcuna voglia di dividere l’umido dalla plastica o la carta dal vetro, perché è molto più facile e comodo fare una passeggiata, anche di qualche centinaio di metri, per scaricare il proprio sacchetto indifferenziato in un cassonetto, a qualsiasi ora del giorno e della notte o, se non c’è spazio, a terra.

Siamo andati ad ispezionare la zona insieme al Presidente della Quinta Circoscrizione Fabio Teresi e ciò che si è presentato alla nostra vista e al nostro olfatto è davvero sconcertante. I 13 cassonetti metallici erano sporchi e stracolmi; sul marciapiede, che è tra l’altro limitrofo alla scuola elementare Impastato-Manzoni, c’erano rifiuti ma anche mobili, porte, finestre, vecchie tv, lastre di vetro, lavandini, giocattoli rotti, materassi e altro ancora. I sacchetti di immondizia, ci ha spiegato Teresi, vengono raccolti ogni sera dalla Rap, ma già la mattina seguente i cassonetti sono nuovamente stracolmi. Più complicato il ritiro degli ingombranti, che restano lì, tra il marciapiede e la strada, a volte per settimane. Scene da terzo mondo, che non possono essere tollerate, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria, in cui l’igiene è base primaria per la risoluzione della pandemia da coronavirus. Ma, a prescindere dal virus, è una questione di decoro; un decoro che gli abitanti civili della zona, la maggior parte, chiede a gran voce.