“Non è l’Arena”, si indaga su 48mila euro pagati a Baiardo

Pm antimafia sarebbero al lavoro sulle ospitate tv di Salvatore Baiardo, che predisse l’arresto di Messina Denaro

È di ieri la notizia che La 7 ha sospeso il programma “Non è l’Arena” di Massimo Giletti. Né l’editore né lo stesso conduttore hanno spiegato i motivi della decisione. Urbano Cairo ha detto: «Non posso rispondere. Comunque abbiamo fatto un comunicato e non ho nulla da aggiungere. Stasera proprio non posso». Anche Giletti non ha voluto dire molto, limitandosi a smentire le voci di una perquisizione della Direzione Investigativa Antimafia.

Nonostante il riserbo, in queste ore continuano a circolare ipotesi che parlano di problemi sulle storie di mafia andate in onda nel programma. In particolare si punta su Matteo Messina Denaro e su Salvatore Baiardo. Il protagonista sarebbe proprio quest’ultimo, l’amico dei fratelli Graviano. In un articolo di Domani è scritto che sarebbe stato lo “scoop” di Baiardo a far chiudere “Non è l’Arena” e viene confermato che per le sue comparsate ha ricevuto compensi, regolarmente fatturati.

Indagine a Firenze sul compenso di Baiardo

Repubblica invece parla di un’indagine aperta a Firenze sul compenso ricevuto da Baiardo per partecipare a “Non è l’Arena” e sulle sue dichiarazioni su Messina Denaro. Si parla di almeno 48 mila euro, di cui, scrive il quotidiano, una parte pagata “in nero”. La questione è stata affrontata da Giletti. Il conduttore ha detto che «è falso che io abbia pagato personalmente Baiardo». Ammettendo comunque il pagamento da parte della produzione per le ospitate, ma spiegando che si tratta di un trattamento riservato a tutti. E che di certo Freemantle, la casa di produzione di “Non è l’Arena”, ha pagato Baiardo con un accredito bancario e con fattura. Il quotidiano “Domani” ha anche scritto   che Giletti avrebbe detto ai pm di Firenze che Baiardo gli avrebbe mostrato delle foto dell’incontro tra Berlusconi, i fratelli Graviano e il generale Delfino. Ma l’ex gelataio ha  smentito tutto: «Sono stato anche perquisito ma i giudici non hanno trovato niente».