“Non sparare! Che fai?” Nell’omicidio Celesia un video inchioda il fratello minore

Omicidio in discoteca, un video immortala i momenti di grande concitazione che hanno preceduto la sparatoria del Notr3

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Nei giorni successivi il delitto Lino Celesia è circolata l’ipotesi che non sarebbe stato il diciassettenne a sparare. Si sarebbe autoaccusato per seguire una strategia destinata a coprire il fratello più grande che, al contrario di lui, se riconosciuto colpevole di omicidio, avrebbe rischiato l’ergastolo.

Ci sarebbe un video che immortala i momenti di grande concitazione che hanno preceduto il delitto, e quindi la rissa in cui erano coinvolte tante persone all’interno della discoteca. Nel filmato non si vedrebbe chi teneva la pistola in pugno quando sono partiti i colpi che hanno ucciso Celesia ma nell’audio estrapolato si sentirebbe distintamente una voce che urla: “Non sparare! No, no, che fai?”. E subito dopo i due colpi di pistola.

L’audio che inchioda il diciassettenne

Questo potrebbe provare che è stato il minorenne M.O., il più piccolo dei due fratelli indagati, a sparare e a uccidere Rosolino Celesia, come d’altro canto lui stesso ha confessato. Perché chi chiedeva «che fai?», nell’inutile tentativo di fermarlo, ha pronunciato anche il nome di M.O.

Il fratello maggiore, G.O, quando è stato interrogato, ha dichiarato di non aver visto nulla perché, nel frattempo, era caduto a terra a causa dell’aggressione di Celesia. Inoltre, l’avvocato del diciassettenne ha confermato che non ci sarebbe nessuna strategia per coprire il fratello più grande. Il minore avrebbe agito per paura. Dieci giorni prima, nei disordini alla Vucciria da cui sarebbe partito tutto, Celesia avrebbe colpito G. con una bottiglia e M. si sarebbe talmente intimorito da munirsi di una pistola, presa a Ballarò con l’intercessione di uno zingaro.

Il minore: “Temevo per la mia vita”

Il diciassettenne, interrogato nel giorno di Natale, ha detto al giudice: “Temevo per la mia vita. Ho pensato che Celesia, dopo avere picchiato mio fratello, potesse farlo anche con me. Aveva chiuso i pugni, credevo che stesse arrivando per affrontarmi. Siccome era molto più grande e grosso di me, mi sono spaventato e per questo ho preso la pistola e ho sparato. L’ho fatto solo per legittima difesa, non volevo ucciderlo, mi dispiace moltissimo”. A quanto pare, al Notr3, il più grande dei due fratelli  impugnava un’altra pistola, ma a salve: comprata solamente “per incutere timore a chi li aveva assalito alla Vucciria”.

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