È la notte di Agostino alla Noce e le stelle sono rimaste a guardare…

Decine di palloncini con dentro led luminosi bianchi volano verso il cielo, mentre la folla applaude Agostino, quel piccolo uomo strappato alla Noce e ai suoi familiari in una notte maledetta. Amici e parenti cantano tanti auguri a te, e lui dal cielo sembra gradire, perché quei piccoli cerchi di luce stentano ad andare via. Nonostante il vento muova velocemente le nuvole da est ad ovest, quelle luci restano lì e sembrano danzare sopra la piazza. Poi si allontanano: si fondono e si confondono con le stelle.

Un coro si leva: “Agostino, Agostino“, e il cielo è un’esplosione di colori che illumina la notte. “Agostino è uno di noi“. La casa dei Cardovino è un viavai di persone, tutti vorrebbero salire per abbracciare ancora una volta i familiari, per dare loro un conforto, per proferire una dolce parola… Anche se poi, in questi casi, non si sa mai cosa dire, se non solite frasi di circostanza. Il dolore è troppo grande, troppo violento, troppo e basta per poter dare una carezza ai genitori. Anche se è caldo, molto caldo, l’abbraccio della Noce. Un ultimo saluto, ancora una preghiera nel luogo in cui è morto Agostino, in quella strada maledetta che lo ha strappato alla vita con la sua mano violenta uscita dall’asfalto e che, purtroppo, non lo ridarà più indietro. Almeno non su questa terra, altrove chissà. 


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Gli amici di Agostino adesso intonano una canzone che è diventata la colonna sonora di quel dolore infame: “tu sei la parte migliore di tutto il peggiore” gridano a gran voce. E poi tutti con gli occhi al cielo ad indicare i palloncini. O le stelle, perché ormai non c’è più differenza.

Nessun altro deve morire così, nessun genitore deve soffrire come sto soffrendo io – mi dice Gaspare, il padre di Agostino – dobbiamo fare qualcosa per evitare altro sangue“. Un pensiero generoso, coraggioso, altruista, ma anche un grido d’aiuto che non puó e non deve essere ignorato. Perché di stelle, in cielo, ce ne sono già tante.

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Affiance Service