Nuova truffa bancaria, a Palermo già diversi casi: attenzione alle carte in scadenza
A spiegare cosa sta accadendo e mettere in guardia sulle modalità utilizzate è Gabriele Urzì, segretario provinciale FABI Palermo e responsabile salute e sicurezza FABI Palermo
Un fenomeno in crescita esponenziale, sul quale lancia l’allarme il principale sindacato dei Bancari. Si tratta di una nuova modalità di truffa che registra già diversi casi a Palermo e che sfrutta, in particolare, la scadenza imminente di carte di credito o debito.
A spiegare cosa sta accadendo e mettere in guardia sulle modalità utilizzate è Gabriele Urzì, segretario provinciale FABI Palermo e responsabile salute e sicurezza FABI Palermo. “Ormai è la nuova frontiera del crimine, che è diventata più pericolosa, anche se meno cruenta, del fenomeno delle rapine agli istituti di credito – afferma –. Ormai dalla mattina alla sera ci sono truffatori sempre più “raffinati” che ininterrottamente, utilizzando tutti gli accorgimenti messi a disposizione da raffinati criminali informatici, cercano, spesso riuscendoci, di svuotare i conti di ignari malcapitati utenti”.
L’ultima truffa bancaria
“Occorre imparare a riconoscere un contatto telefonico truffaldino da uno di quelli ormai frequenti e reali della nostra Banca”, avverte Urzì. “L’ultima trovata dei malintenzionati – prosegue – consiste in una truffa che colpisce chi ha una carta in scadenza e ne attende il rinnovo (è accaduto a Palermo ad alcuni clienti di un noto istituto di credito)”.
“In questo caso arriva un messaggio fasullo in coda a quelli veri della banca con il quale si comunica il PIN (ovviamente di fantasia) della carta che non viene mai inviato con queste modalità. Contestualmente la vittima riceve una telefonata da un falso ma molto professionale servizio clienti, viene identificata e vengono riferiti tutti i dati (soprattutto il numero) della nuova carta, perché, e qui subentra la fattispecie più grave, i delinquenti hanno in mano la nuova carta che, ovviamente sarà stata probabilmente trafugata in maniera fraudolenta”.
“A questo punto il falso operatore del servizio clienti aiuta la vittima ad attivare la carta mediante un falso link inviato che apre un ambiente informatico del tutto uguale a quello della propria Banca dove digitare il “vecchio” PIN e il nuovo (non occorre mai cambiarlo perché rimane identico ma la vittima non lo sa spesso). Successivamente i truffatori di notte, in modo da eludere la notifica via SMS dell’operazione effettuata, si recano presso un ATM (Bancomat) e utilizzano la nuova carta che a quel punto è pienamente operativa e prelevano tutto ciò che possono e/o ne fanno altri usi fraudolenti fino a quando il malcapitato non se ne accorge e blocca la carta contattando la Banca”.
Come proteggersi
“L’aspetto veramente preoccupante – aggiunge Urzì – è che spesso le carte risultano in in giacenza alle poste (molte banche hanno un sistema che consente la tracciabilità) e, purtroppo le stesse non vengono più consegnate con raccomandata e assicurata. Solo indagini accurate possono stabilire se le carte sono state trafugate e/o con quali modalità e con quali sempre possibili connivenze”.
“La ciliegina sulla torta – prosegue – è che, spesso, la Banca, accertato che le operazioni sono state attuate mediante l’uso del PIN/codice segreto, negano la restituzione delle somme sottratte”.
Come proteggersi da questo tipo di inganni? “Occorre ricordare – spiega Urzì – che la Banca non ci contatterà mai per chiederci password dispositive e/o codici di accesso al servizio di Banca Online. Quindi massima allerta e dubitare sempre di qualsiasi contatto telefonico che abbia queste caratteristiche. Ma il problema non si risolverà mai se non si inizia una “educazione digitale” rivolta soprattutto alle fasce più deboli e più esposte a questi fenomeni criminosi: si pensi agli anziani o a chi non ha una adeguata scolarizzazione ad esempio. Fasce di utenza che, non solo le Banche, stanno mettendo in grande difficoltà: ci sono i nativi digitali e chi è nato quando non c’era nemmeno l’idea del computer. Crediamo che queste persone abbiano tutto il diritto di avere servizi tarati sul loro livello di conoscenze tecnologiche ed informatiche”.
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