Argomenti per il nuovo Dpcm: scuole, palestre, smart working, parrucchieri e coprifuoco

Stamattina un nuovo vertice con gli enti locali, poi nel governo ci sarà la discussione finale È atteso per stasera l’annuncio di Conte

Prima che il premier Conte possa annunciare al Paese la nuova stretta, servirà un altro incontro con le Regioni e i Comuni. Ma non basterà, perché poi nel governo si dovrà affrontare la discussione finale. Alla fine, probabilmente in serata, il presidente del Consiglio annuncerà al Paese la nuova stretta anti-Covid. Al momento manca ancora  la sintesi  su diversi aspetti, nonostante ci sia già stato un primo confronto con le Regioni, oltre ad una animata discussione di oltre tre ore fra Conte, i capi delegazione di maggioranza e i ministri Roberto Gualtieri e Francesco Boccia. La riunione è stata definita da fonti di maggioranza “assai tesa”.  

NODI DA SCIOGLIERE

Nel nuovo Dpcm la nuova stretta dovrebbe puntare, come suggerito anche dal Cts, sullo smart working e sullo scaglionamento degli orari delle scuole superiori e università, con l’ipotesi di ingresso alle 11 e una quota di didattica a distanza, anche per alleggerire i trasporti. Per i quali ci potrebbe essere  una riorganizzazione con  riduzione della capienza massima. Si discute anche sullo stop agli sport di contatto dilettantistici, comprese le scuole calcio, e sulla chiusura di palestre e piscine. Ci sono ancora contrasti da limare sul pacchetto delle misure anti movida e su una possibile forma di “coprifuoco” notturno. 

GLI ORIENTAMENTI

Al termine del vertice serale a Palazzo Chigi sul nuovo Dpcm,  sembra che per non pesare su un settore già in grande sofferenza, ci sia stata una intesa  sulla chiusura  di bar e pub alle 21, ed alle 24  per i ristoranti. Ma nel governo  c’è anche chi continua a spingere per misure ancora più dure, soprattutto nel weekend, e  chi invece, come Italia viva, è contro nuove chiusure. I renziani temono che  possa tornare sul tavolo l’ipotesi, da loro osteggiata, di uno stop a parrucchieri e centri estetici. Ma al momento pare che questa idea sia stata accantonata.  Il capo politico reggente del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, ha chiesto che “venga potenziata l’utilità della app Immuni, rendendola obbligatoria per l’accesso a determinati luoghi o servizi e verificando che tutto il sistema sanitario sia in grado di sfruttarne le potenzialità”.