Olimpiadi, l’Italia sarà rappresentata da bandiera e inno
Il decreto approvato in extremis dal Consiglio dei ministri mette una pezza ad un imperdonabile svista dal contorno politico. Malagò informa il vertice del Cio che replica: “Sono felice”
Gli atleti italiani potranno contare alle prossime Olimpiadi di Tokyo sull’apporto … dell’Italia. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato stamattina il decreto legge sull’autonomia del Coni, il decreto Cio, sancendo nei tempi di recupero la garanzia delle note dell’inno di Mameli e alla luce del tricolore ai prossimi giochi olimpici.
Un provvedimento agognato, giunto proprio alla vigilia della riunione del Cio (Comitato internazionale olimpico). Senza questo decreto l’Italia avrebbe rischiato sanzioni rendendo gli atleti della spedizione azzurra degli ‘apolidi’ sportivi. Un decreto che contiene le norme, appunto, che attribuiscono l’autonomia del Coni. Adesso sarà il Parlamento a convertire il decreto.
I lavori del Consiglio dei ministri sul tema Coni hanno avuto brevi tensioni, ma alla fine tutto è proceduto senza grandi clamori.
E’ stato lo stesso Giovanni Malagò, il numero 1 del Coni, ad informare poche ore fa l’attuale presidente del Cio Thomas Bach del decreto emanato dall’esecutivo. “L’autonomia del Coni è salva, c’è la legge“, avrebbe riferito lo stesso Malagò al vertice del Comitato internazionale olimpico. “Sono molto felice“, la replica di Bach.
A cosa serve il decreto Cio
Sarà probabilmente l’ultimo decreto del governo Conte bis che, in piena crisi, è riuscito a contenere i danni perlomeno in fatto di sport. Il testo ha l’obiettivo di scongiurare la sospensione del Coni da parte del Comitato internazionale olimpico, che causerebbe conseguentemente l’esclusione dell’Italia dalla 23ma edizione dei Giochi olimpici di Tokyo in programma il prossimo luglio. Inoltre ripristinerebbe l’operatività e l’autonomia gestionale del Coni. Se non andasse in porto questo provvedimento, gli atleti azzurri potranno sì partecipare alle olimpiadi, ma rappresenterebbero sé stessi e non il Belpaese. Ed in termini poveri, senza bandiera e senza inno al fianco di Federica Pellegrini, Fabio Fognini o Sara Errani – per citarne alcuni – sarebbe una clamorosa figuraccia per la nazione.