Omicidio a Boccadifalco, interrogato il padrone di casa: “Minacciato da Guadagna, ho perso la ragione”

Guadagna

Omicidio premeditato. Il gip Nicola Aiello non ha dubbi su quanto accaduto mercoledì nel quartiere Boccadifalco a Palermo dove un pensionato di 77 anni, Giuseppe La Corte ha ucciso a colpi di fucile un ragazzo di 32 anni, Aleandro Guadagna per motivi legati all’affitto. Durante l’interrogatorio di garanzia l’omicida ha spiegato come sono andate le cose quella mattina: si è appostato sotto casa della vittima intorno alle 5.30 poi lo aspettato per affrontarlo. Guadagna avrebbe detto al padrone di casa:  “Picciuli non ce ne sono”. 

 “A quel punto – ha raccontato La Corte – dato che ero partito armato ho perso il controllo. Io ero andato lì per spaventarlo ma ho perso il lume della ragione e gli ho sparato due colpi”. L’uomo dopo aver commesso il delitto si è diretto verso Borgo Nuovo. Nel tragitto ha scritto al figlio dicendo che era stato “messo con le spalle al muro”. É stato convinto a non scappare e farsi arrestare: i carabinieri lo hanno bloccato nei pressi del centro commerciale “La Torre”.

La Corte minacciato più volte da Guadagna

L’omicida sarebbe stato minacciato più volte da Aleandro Guadagna nonostante il padrone di casa avesse mostrato “senso di pietà” per la situazione della famiglia del trentaduenne: “A Pasqua e a Natale portavo ai bambini pacchi regali e doni – ha raccontato al gip -, anche cibo dalla campagna. Guadagna una volta uscito di galera mi mandò un messaggio e andai a casa e gli portai un vassoio di dolci e gli raccomandai di non mettersi nei guai. Mi sono reso conto con il tempo che invece di essere grato lui era un arrogante che faceva il mafioso con me e questo per me si chiama estorsione e io non le ho mai subite le estorsioni”.

La Corte aveva paura che Guadagna potesse fargli del male: “Un giorno mi ha invitato al piano di sopra di casa sua. Ha preso un martello e ha dato dei colpi nel tetto dicendo che era pericoloso per i bambini. Aggiungendo che non ero nessuno e che soldi non ce n’erano. All’inizio facevano questioni per le condizioni della casa, si mostravano arroganti pretendendo dei lavori, poi il Guadagna venne arrestato e non mi pagarono più per circa due anni”.

Due anni di affitto non pagato

Poi Guadagna è finito in carcere per quasi cinque anni accusato di rapina e capendo la situazione della moglie con quattro bambini da crescere non ha voluto pressare. “Quando è uscito di galera gli ho detto ‘tua moglie deve darmi 24 mesi di affitto siccome soldi so che non nei hai portateli via, dico chiudiamola qua. Lui avrebbe dovuto dirmi grazie ma invece dopo ciò ho visto che avevano cambiato la camera da letto, si sono comprati il motorino elettrico, la macchina del caffè.

Io prendo 670 euro di pensione, mi hanno affossato perché avevo fatto lavori, pagavo le tasse e si comportavano come se la casa fosse la loro. Arriva lui e si beve il mio sangue, i miei sacrifici”. Mercoledì mattina l’ultimo confronto, dove il trentaduenne avrebbe ribadito al padrone di casa che soldi non ce n’erano. e di andare via. La Corte ha quindi impugnato il fucile freddando con due colpi Guadagna.

Il gip al termine dell’interrogatorio di garanzia ha confermato il carcere per La Corte. La difesa dell’uomo, però, è pronta a chiedere gli arresti domiciliari considerando l’età dell’uomo. 

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