Omicidio agente Agostino, Paolilli risarcirà la famiglia: la sentenza

Paolilli, accusato di avere distrutto i manoscritti dell’ex agente ucciso, è stato condannato a risarcire i familiari. Ecco le motivazioni della sentenza

agostino

Concluso il procedimento, che aveva preso il via lo scorso gennaio, in merito all’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Il giudice, accogliendo le richieste della famiglia del poliziotto ucciso, ha condannato l’ex agente Guido Paolilli a risarcire i parenti di Agostino. I motivi della sentenza sono rappresentati , in particolare, dalla distruzione di appunti manoscritti, da parte dello stesso Paolilli, nell’abitazione dell’agente ucciso. Rilevanti, ai fini della decisione finale, alcune intercettazioni messe agli atti nelle indagini preliminari. Tra queste una conversazione di Paolilli con il figlio, in cui l’ex agente afferma: “Una freca di cose, che proprio io ho pigliato e poi ne ho stracciato”.

Paolilli, dunque, sarà costretto a pagare dovrà pagare 22746 euro ciascuno ai genitori di Agostino, con interessi in caso di ritardo, e 9099 ciascuno ai fratelli. “Fintanto che la verità è negata, perché si impedisce di raggiungerla – scrive il giudice Paolo Criscuoli – la verità è stracciata, come simbolicamente  avvenuto con le cose stracciate rinvenute a casa Agostino, ciò rende impossibile elaborare il lutto. Certo è che, comunque – prosegue la sentenza – il convenuto ha mutilato, con la sua condotta, la ricostruzione della figura della vittima. Stracciare una cosa del defunto che può essere rilevante per ricostruirne la memoria, il vissuto e le cause della morte. Assume una valenza di diretta lesione al sentimento dei parenti di pietà per il defunto stesso”.

“INVEROSIMILE LA TESI DI PAOLILLI”

Inverosimile, per un duplice ordine di motivi, la tesi del Paolilli – afferma il giudice – resa in occasione dell’interrogatorio formale, circa il rinvenimento di cose inutili che aveva ritenuto di distruggere. Il primo è relativo alla inattendibilità intrinseca; difficile ipotizzare che in occasione di un atto di pg un operante ponga attenzione a cose inutili e, peraltro, si adoperi per distruggerle, anziché restituirle ai proprietari/parenti. Il secondo è relativo alla inattendibilità estrinseca; difficile ipotizzare che a distanza di tanto tempo, a fronte di una domanda rivolta dal figlio, il propalante ricordi un dettaglio, secondo il suo assunto, così insignificante come il rinvenimento di oggetti di nessun rilievo immediatamente distrutti. E lo riferisca in relazione alle dichiarazioni del padre della vittima che, invece, riteneva assai rilevanti detti manoscritti”. Tali ‘cose’, quindi, furono sottratte al vaglio degli altri investigatori e dell’Autorità Giudiziaria“.

Per l’omicidio di Agostino, avvenuto il 5 agosto 1989, la Procura di Palermo ha avviato diverse indagini. Da queste la condanna all’ergastolo del boss di cosa nostra Nino Madonia. Ancora in corso, invece, il processo a carico del boss Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, accusati rispettivamente di duplice omicidio in concorso e favoreggiamento.

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