Omicidio Alice Scagni, l’ultima telefonata dell’assassino al padre: l’AUDIO shock

“Se tra cinque minuti non ho i soldi sul conto, lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Sai dove ca**o sono?”: le ultime frasi di Alberto Scagni prima di uccidere con 17 coltellate la sorella Alice

Alberto Scagni, l’uomo che ha ucciso e massacrato la sorella Alice con 17 coltellate, prima dell’omicidio ha fatto un’ultima telefonata al padre, un orribile presagio.

L’ultima telefonata al padre prima di massacrare la sorella

Se tra cinque minuti non ho i soldi sul conto, lo sai stasera dove sono Gianluca e tua figlia? Sai dove ca**o sono?”

Sono state queste le ultime parole che il primo maggio scorso, Alberto Scagni, 42 anni, ha rivolto al padre prima di uccidere barbaramente la sorella perché non gli dava i soldi richiesti.

Fonte video/audio: La Repubblica

Il padre, terrorizzato dalla chiamata del figlio, ha avvertito immediatamente le forze dell’ordine. Ma gli agenti hanno ritenuto non ci fosse pericolo imminente: soltanto offese e qualche insulto. 

L’ omicidio e la confessione

La stessa sera, Alberto ucciderà la sorella con 17 coltellate. Nelle ore immediatamente successive all’omicidio, Alberto ammetterà il delitto: “L’ho fatto perché non mi davano più soldi per vivere, non ne potevo più di andare avanti così”. Da quel giorno, i genitori non sanno darsi pace. 

Il post della madre: “Nessuno ha ascoltato il nostro grido di disperazione”

Nella giornata di ieri, 25 agosto, compleanno del figlio Alberto attualmente in carcere per l’omicidio della sorella, la madre, Antonella Zarri, ha condiviso un post sui suoi social:

42 anni fa, giusto a quest’ora (22.45, ndr), ero mamma entusiasta e orgogliosa di Alberto. Poi non ci è toccata in sorte la vita facile e felice a cui ho fantasticato tutta notte il 25 agosto 1980. Ma non meritavamo di essere abbandonati a un destino distruttivo, non meritavamo che nessuno volesse ascoltare e dare aiuto al grido di rabbiosa disperazione di questa telefonata che nessuno si è fatto carico di ascoltare il Primo Maggio. Eppure l’abbiamo implorato al 112. Fate ascoltare il nostro grido, o vi vergognate?”.