Secondo la Procura di Palermo, dietro la sparatoria dello Sperone ci sono le scommesse clandestine e le percentuali dell’incasso. La vittima, Giancarlo Romano, 37 anni, e il ferito, Alessio Caruso di 29, pretendevano il saldo di un debito di 2.500 euro dai Mira gestori di un’agenzia di scommesse. Le telecamere di video sorveglianza delle zone interessate hanno filmato la successione degli scontri fra i due gruppi contrapposti. Dalle indagini è venuto fuori che tutto avrebbe avuto inizio quando Pietro, un figlio di Camillo Mira, poco prima dell’inizio della ‘battaglia’ è stato preso a pugni da Caruso, all’interno dell’agenzia.
Sarebbe questo l’episodio che avrebbe scatenato la vendetta dei Mira. Infatti alle 17:54 di lunedì 26 febbraio, poco dopo la lite fra Pietro Mira da Alessio Caruso, in corso dei Mille le telecamere hanno registrato l’arrivo di una Jeep Compass che si è fermata davanti all’ingresso dell’agenzia di scommesse, dove c’è ancora Alessio Caruso. Dall’auto sono scesi Camillo e Antonio Mira, padre e figlio. Camillo ha una pistola, che nasconde dietro la schiena. Ma non fa in tempo a usarla perché Caruso, che aveva capito tutto, lo anticipa, e, pistola in pugno anche lui, scappa sparando. Mira senior lo insegue, esplode una raffica di colpi anche lui, ma viene ferito ad una gamba. Nonostante ciò, riesce a risalire sulla Jeep.
La scena ripresa dalla prima telecamera si interrompe qui, ma continua pochi minuti dopo con le riprese della telecamera posizionata nei pressi della tabaccheria di Giancarlo Romano. Si vede l’arrivo di Caruso in sella ad uno scooter, su cui sale anche Romano. Vanno a cercare i Mira, si dirigono verso la via XXVII Maggio e li raggiungono. Ma vengono accolti dai proiettili che uccidono Romano e feriscono gravemente Caruso. Tutto è avvenuto in 26 minuti, dalle 17:54 alle 18:20.