Omicidio allo Sperone, scontro sulle scommesse online tra Caruso, Romano ed i Mira
L’omicidio di Giancarlo Romano avvenuto lo scorso 26 febbraio ha dato un’accelerazione all’inchiesta della Squadra Mobile di Palermo che ha portato nella giornata di ieri, domenica, all’arresto di otto persone del mandamento mafioso di Brancaccio. Dall’inchiesta, in particolare, è emerso il coinvolgimento di Giuseppe Arduino e Vincenzo Vella, due degli arrestati, nella gestione del gioco e delle scommesse, insieme allo stesso Giancarlo Romano e Alessio Caruso rimasto gravemente ferito nella sparatoria di via XVII Maggio.
In particolare, secondo gli investigatori Vella, Arduino e Romano avevano convocato chi raccoglieva le scommesse, invitandoli a non usare i pannelli di Camillo Mira, l’uomo in carcere con l’accusa di avere ucciso Romano. Inoltre, secondo la volontà del clan gli stessi Mira dovevano sostituire i loro pannelli con quelli forniti dall’organizzazione.
Gli arresti a Brancaccio
L’inchiesta che ha portato ai nove arresti nel mandamento mafioso di Brancaccio fa riferimento alla gestione di piazze di spaccio site soprattutto nel quartiere Sperone e di un giro di scommesse on line mediante i cosiddetti pannelli “.com”, estranei al meccanismo legale la cui autorizzazione al rilascio è di competenza dell’Agenzia dei Monopoli. Non è tutto: gli inquirenti avrebbero raccolto anche significativi elementi probatori in ordine a diversi casi di estorsione ai danni di attività commerciali della zona. Varia la tipologia delle “vittime”: hotel, officine meccaniche, persino il venditore ambulante dello street food (QUI TUTTI I DETTAGLI):
Nove arresti a Brancaccio, i nomi
Nello specifico la custodia cautelare in carcere è stata disposta per Alessio Salvo Caruso, il 28enne attualmente in carcere perché rimasto ferito nella sparatoria in cui ha perso la vita Giancarlo Romano; Giuseppe Arduino, 54 anni; Giuseppe Chiarello, 48 anni; Damiano Corrao, detto “kiss kiss”, 62 anni; Francesco Farina, 70 anni; Sebastiano Giordano, 63 anni; Antonio Mazzè, 57 anni; Settimo Turturella, 53 anni; Vincenzo Vella, 58 anni. Tra i destinatari del provvedimento c’era anche lo stesso Romano.
L’omicidio allo Sperone
La vittima, Giancarlo Romano, 37 anni, e il ferito, Alessio Caruso di 29, pretendevano il saldo di un debito di 2.500 euro dai Mira gestori di un’agenzia di scommesse. Le telecamere di video sorveglianza delle zone interessate hanno filmato la successione degli scontri fra i due gruppi contrapposti. Dalle indagini è venuto fuori che tutto avrebbe avuto inizio quando Pietro, un figlio di Camillo Mira, poco prima dell’inizio della ‘battaglia’ è stato preso a pugni da Caruso, all’interno dell’agenzia.
La reazione dei Mira
Sarebbe questo l’episodio che avrebbe scatenato la vendetta dei Mira. Infatti alle 17:54 di lunedì 26 febbraio, poco dopo la lite fra Pietro Mira da Alessio Caruso, in corso dei Mille le telecamere hanno registrato l’arrivo di una Jeep Compass che si è fermata davanti all’ingresso dell’agenzia di scommesse, dove c’è ancora Alessio Caruso. Dall’auto sono scesi Camillo e Antonio Mira, padre e figlio. Camillo ha una pistola, che nasconde dietro la schiena. Ma non fa in tempo a usarla perché Caruso, che aveva capito tutto, lo anticipa, e, pistola in pugno anche lui, scappa sparando. Mira senior lo insegue, esplode una raffica di colpi anche lui, ma viene ferito ad una gamba. Nonostante ciò, riesce a risalire sulla Jeep.
Le immagini della tabaccheria
La scena ripresa dalla prima telecamera si interrompe qui, ma continua pochi minuti dopo con le riprese della telecamera posizionata nei pressi della tabaccheria di Giancarlo Romano. Si vede l’arrivo di Caruso in sella ad uno scooter, su cui sale anche Romano. Vanno a cercare i Mira, si dirigono verso la via XXVII Maggio e li raggiungono. Ma vengono accolti dai proiettili che uccidono Romano e feriscono gravemente Caruso. Tutto è avvenuto in 26 minuti, dalle 17:54 alle 18:20.
Caruso voleva la percentuale delle scommesse clandestine che erano gestite dai Mira, quest’ultimi però non avevano i soldi come confermato dallo stesso Camillo al gip: “già pagavamo chi vinceva”, ha detto. Non è chiaro, però, per chi Caruso pretendesse il denaro, L’ipotesi più plausibile per la Procura di Palermo è che dietro a tutto c’era Romano, figura emergente a Brancaccio. La cosa certa è che il giro d’affari è notevole e che i coinvolti sono diversi.
Intanto il giudice deciderà nelle prossime ore sulla convalida del fermo per i Mira e anche per Alessio Caruso ricoverato in prognosi riservata al Policlinico di Palermo.
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