Stamattina ci sarà la prima udienza di convalida dell’arresto per Matteo, Domenico e Giovanni Battista Romano, i tre uomini accusati dell’omicidio di Emanuele Burgio. Si tratta del venticinquenne ucciso nella notte tra domenica e lunedì a colpi di pistola nel quartiere Vucciria a Palermo.
La Procura contesta ai Romano due aggravanti, come riporta l’edizione odierna del Giornale di Sicilia. I futili motivi combinati dalla premeditazione; tali elementi se dovessero reggere anche in giudizio potrebbero portare i tre presunti assassini all’ergastolo.
Dietro l’omicidio di Burgio non ci sarebbero questioni legati a Cosa Nostra. Il venticinquenne era figlio del boss Filippo attualmente detenuto nel carcere di Voghera per una condanna definitiva a 9 anni in quanto ritenuto responsabile della gestione degli affari del clan del centro di Palermo.
A fare fuoco contro Burgio sarebbe stato Matteo Romano con il ragazzo che è morto dopo in ospedale al Policlinico. Sul movente, l’ipotesi più accreditata rimane quella di un litigio riconducibile probabilmente agli sviluppi di un sinistro stradale che aveva coinvolto Burgio e Giovanni Battista Romano, figlio di Domenico. Poi domenica notte in via dei Cassari l’agguato teso dai tre a Burgio, a pochi passi dalla trattoria di famiglia “Zia Pina” dove il venticinquenne lavorava.
Intanto nella serata di mercoledì amici e parenti si sono radunati davanti il locale della Vucciria per omaggiare il venticinquenne. Un solo messaggio, significativo: “Resterai per sempre nel nostro cuore”; durante le celebrazioni, alcuni ragazzi hanno fatto ruggire i propri motori suonando i clacson, in onore della passione per le moto del venticinquenne palermitano.