Poche ore fa, in Germania, terminava la fuga di Filippo Turetta accusato di aver ucciso la ex fidanzata Giulia Cecchettin. Proprio in onore della 22enne, ieri sera a Vigonovo, è stata organizzata una fiaccolata commemorativa. Alla cerimonia hanno preso parte anche i genitori di Turetta, Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, per esprimere vicinanza e sostegno alla famiglia Cecchettin.
Migliaia di persone hanno invaso le strade del comune veneto in una fiaccolata silenziosa per rendere omaggio alla giovane. Per l’occasione il comune aveva fatto preparare 2000 candele da distribuire, ma sono andate esaurite in brevissimo tempo, e molte altre persone si sono aggiunte comunque al corteo.
A condurre c’erano Gino Cecchettin, papà di Giulia, ed Elena, la sorella. Nessun discorso, il silenzio era il protagonista indiscusso. In sottofondo risuonavano le note di “Comptine d’un autre ete”, l’apres-midì di Yann Tiersen, una delle canzoni preferite di Giulia.
Proprio la sorella di Giulia, Elena, nel pomeriggio intervenendo a Dritto e Rovescio su Rete 4, ha voluto lanciare un messaggio molto forte, senza mezzi termini.
“Io volevo lanciare un messaggio. In questi giorni si è sentito parlare di Turetta, definito come mostro, ma lui mostro non è. Perché mostro è colui che esce fuori dai canoni della nostra società, mentre lui è un uomo schiavo dei canoni della nostra società patriarcale”, ha detto Elena.
“La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna, come controllare il telefono, essere possessivi o fare catcalling – prosegue. -Non tutti gli uomini mi viene detto, ed è vero, però sono sempre gli uomini che traggono beneficio da questo tipo di società patriarcale. Gli uomini devono essere i primi a richiamare i loro colleghi che controllano i telefoni delle proprie ragazze, che fanno catcalling. Devono essere ostili ai comportamenti che possono sembrare banalità ma sono il preludio dei femminicidi. Poi conclude con un disperato appello: “Il femminicidio è un omicidio di potere. E’ un omicidio di Stato, perché lo Stato non aiuta e non tutela noi donne. Bisogna prevedere allora un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole per prevenire queste cose, bisogna finanziare i centri antiviolenza per far sì che siano davvero pronti ad aiutare le donne che ne hanno bisogno. E per Giulia, vi chiedo, non fate un minuto di silenzio, bruciate tutto e dico questo in senso ideale, per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo, ora serve una sorta di rivoluzione culturale”.