“Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto di mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza di genere. Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto”. A parlare così, in un’intervista al Corriere della Sera, è Nicola Turetta, padre di Filippo, il 22enne accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Il ragazzo attualmente è in stato di arresto in Germania in attesa dell’estradizione.
“Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia – ha proseguito Nicola Turetta -. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso in casa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dalla scuola… Ora, non sappiamo davvero darci una spiegazione”.
Il tema del patriarcato negli ultimi giorni ha dominato la trattazione della vicenda sulla stampa e non solo. La sorella della vittima, Elena Cecchettin, ha più volte ribadito che Filippo Turetta “non è un mostro”, ma il figlio di una “società patriarcale” e di una “cultura dello stupro”.
Il padre di Filippo non ci sta. L’uomo contesta ogni narrazione che vedrebbe le radici del comportamento del 22enne nel rapporto con la madre: “È stato un altro colpo al cuore. Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento”.
“Filippo soffriva. Ma continuavano a vedersi – ha raccontato l’uomo – I ragazzi a quell’età si lasciano, si mettono assieme. Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo”. Poi ha aggiunto: “In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?”.
“Secondo noi, ripeto, gli è scoppiata qualche vena in testa – ha aggiunto Nicola Turetta rispondendo alle domande-. Non c’è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato“.
L’uomo e la moglie non sono riusciti ancora a mettersi in contatto col figlio. “Non ci hanno fatto ancora parlare con lui – ha dichiarato -. Ci hanno detto che è molto provato. Se non lo riporteranno in Italia nei prossimi giorni, ci organizzeremo per andare noi in Germania”.
Quanto alla fuga afferma: “Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea”.