Omicidio Rosolino Celesia, lo sfogo del padre: “Non infangate il nome di mio figlio”
“Vorrei che la morte di mio figlio eviti altri lutti. Lo dico da quella terribile sera. Basta morti, basta violenza”. Così Gianni Celesia, il padre di Rosolino, il 22enne ucciso lo scorso 21 dicembre dopo una lite in discoteca al Notr3 di via Pasquale Calvi, a Palermo.
“Mio figlio non aveva nulla a che fare con bande o peggio con la droga. Se aveva un guasto alla moto chiedeva a me i soldi. Se qualcuno ha soldi provenienti dallo spaccio chiede i soldi al padre? Basta vi chiedo di non infangare più il nome di mio figlio”.
“Nessuna ritorsione, nessun mistero”
Secondo il padre del ragazzo “Non ci sono ritorsioni. Non c’è nessun mistero dietro l’incendio dello scooter in via Cellini – aggiunge Gianni Celesia – il motorino di mio nipote aveva un problema alla pompa della benzina ed è andato a fuoco accidentalmente”.
“Mio figlio aiutava tanti”
“Basta con queste ricostruzioni. Vorrei che venisse a sentire quello che pensano i ragazzi di mio figlio al Cep. Era per tutti un punto di riferimento che aiutava tanti. Vi prego basta. La morte di mio figlio è stato un evento doloroso. Sarà un processo a stabilire le responsabilità. Ma adesso basta”.
Omicidio Celesia in discoteca a Palermo, minacce social ai due fratelli: si cerca una terza persona