Il Pubblico ministero ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione per Matteo Salvini nel processo Open Arms. L’attuale ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, nonché ex premier, è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa. Allora Salvini era ministro degli Interni nel governo Conte.
La notizia ha suscitato scalpore e sta agitando non poco il mondo politico italiano e non solo. Il presidente del consiglio Giorgia Meloni non ha perso tempo a mostrare solidarietà. “È incredibile che un Ministro della Repubblica Italiana rischi 6 anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione, così come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini – si legge su X -. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. La mia totale solidarietà al Ministro Salvini”. Anche questa dichiarazione ha rinfocolato la già accesissima polemica.
A definire “molto inopportuno l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni” sulla vicenda è stata la segretaria del Pd Elly Schlein. “Pensiamo che il potere esecutivo e quello giudiziario siano separati e autonomi. È un principio che si chiama separazioni dei poteri”, ha aggiunto. “Quindi il rispetto istituzionale imporrebbe di non commentare processi aperti – ha rincarato la dose Schlein -. Stupisce che mentre oggi ha trovato il tempo di commentare il processo Salvini, da ieri non abbia ancora proferito una parola sul patteggiamento di Giovanni Toti”.
“Mi dichiaro COLPEVOLE di aver difeso l’Italia. Avanti a testa alta”, ribadisce dal canto suo Salvini su X. L’appoggio arriva anche da Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri: “Ribadisco ciò che ho detto stamane: Matteo Salvini ha fatto il suo dovere di ministro dell’Interno per difendere la legalità. Chiedere 6 anni di carcere per questo motivo appare una scelta irragionevole e per giunta senza alcun fondamento giuridico”.
In attesa della replica delle difese prevista per il 18 ottobre, l’avvocato Giulia Bongiorno ha accusato il pm di fare politica: “Nel momento in cui dice che il tavolo tecnico, i decreti e le direttive sono tutti inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani in realtà sta processando la linea politica di quel governo”.
Adesso dall’Associazione nazionale magistrati arriva una dichiarazione a critica dei commenti politici sulla questione: “Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella pubblica accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di governo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti”. Così la giunta esecutiva sezionale di Palermo ha espresso solidarietà a tutti i colleghi impegnati nella trattazione del processo a carico di Matteo Salvini e in particolare della Procura della Repubblica di Palermo.