VIDEO|Operazione antidroga, 13 arresti questa mattina a Palermo

Le indagini erano partite già ad Aprile

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All’alba la Polizia di Stato ha posto in stato di fermo 13 persone che gestivano una delle principali fonti di spaccio di sostanze stupefacenti del capoluogo siciliano. A dare il via all’operazione la Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, diretta dal procuratore capo Francesco Lo Voi. Gli arrestati sono prevalentemente cittadini extracomunitari di nazionalità nigeriana.

PRENDEVANO ANCHE IL REDDITO DI CITTADINANZA

Si trattava di un’associazione a delinquere piramidale. Al vertice vi erano due soggetti di nazionalità nigeriana, con precedenti nel campo degli stupefacenti, in possesso di regolare permesso di soggiorno, tanto da beneficiare anche del “reddito di cittadinanza”. La coppia riceveva il supporto di altri 5 connazionali e di un cittadino italiano.

In particolare, Joseph Nnodu Onwujiobi, chiamato Oga Joe, ossia “Capo“, si occupava di coordinare il gruppo soprattutto nei momenti di difficoltà. Era lui che individuava i legali per le difese di coloro che venivano arrestati, e inoltre si occupava di fare da collante con gli altri membri di vertice. Il suo collaboratore, Solomon Gukas Emmanuel, teneva le redini dell’asse fornitore-acquirente-spacciatore, con l’ausilio di diversi “corrieri”.

Individuati anche Christopher Odoh , gestore di un proprio business illegale che si affidava alla struttura ed ai mezzi dell’associazione, John Okaofor, chiamato “Big Shark”, che intratteneva i rapporti con i cosiddetti “ovulatori” e si incaricava di convertire ingenti quantitativi di sostanza stupefacente. Infine Mary Irriah, che custodiva in casa la droga e i profitti della sua rivendita, oltre a fungere da corriere. Fermati anche i pusher Morgan Steven e Collins Ewanyaho. Tra i complici della “banda” anche un italiano, Gioacchino Scaglione, autista del gruppo.

L’INDAGINE ERA PARTITA AD APRILE

Gli arresti di questa mattina concludono un’indagine iniziata a fine aprile. Era già emerso che le sostanze giungevano a Palermo prevalentemente dalla provincia di Napoli. Successivamente, venivano smistate anche nei comuni di Marsala, Mazara del Vallo, Castelvetrano e Licata, dove venivano vendute al dettaglio. Gli incaricati alla commercializzazione erano gli italiani Leonardo Casano e Antonino Barbera e la nigeriana Precious Edidhala, dettaCindy.

Il sodalizio criminoso era punto di rifornimento di una ramificata rete di spaccio per la “concorrenzialità” dei prezzi praticati ma anche per la possibilità di far giungere importanti quantitativi di sostanza stupefacente, nonostante le misure restrittive sugli spostamenti previste dalle norme volte al contrasto della diffusione del Covid-19.

Per il trasporto, infatti, il gruppo si avvaleva di corrieri, la gran parte dei quali viaggiavano a bordo di pullman di linea o treni. I soggetti nascondevano la sostanza stupefacente in confezioni di bagnoschiuma precedentemente svuotate, fra gli indumenti, o all’interno di parti intime. Spesso ingerivano le sostanze, previo confezionamento in ovuli, anche 50 alla volta. Successivamente avveniva la consegna ai pusher, che occultavano le dosi in bocca per smistarle ai clienti. Gli incontri avevano luogo prevalentemente nel centro storico di Palermo. A fini di comprensione la banda aveva coniato un vero e proprio glossario, con l’utilizzo di parole “in codice”.

Nel corso dell’operazione, denominata “Sister White”, i militari avevano già arrestato 5 soggetti italiani e 4 extra-comunitari e sequestrato circa 1.500 Kg di cocaina e 500 grammi di eroina, oltre a 9.000 Euro in contanti. La droga, tutta di purissima qualità, aveva un valore di circa 100.000 euro, ma sulle piazze di spaccio avrebbe reso sino a 300.000 euro a seconda della percentuale di sostanza con cui sarebbe stata tagliata.

I provvedimenti restrittivi della libertà personale sono stati eseguiti in varie parti del sud Italia, da Palermo sino a Castel Volturno (NA), con l’ausilio di personale delle Squadre Mobili di Napoli e Trapani.

Il video dell’operazione “Sister white”