Operazione “Sorella Sanità”, arresti domiciliari per Vincenzo Li Calzi

Lo scandalo nella sanità aveva coinvolto 12 persone lo scorso maggio

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Arresti domiciliari per Vincenzo Li Calzi, classe ’75 di Canicatti nell’ambito dell’operazione “Sorella Sanità”. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno stabilito che Li Calzi era un fidato collaboratore di Salvatore Manganaro (cl. ’76, originario di Agrigento); quest’ultimo già tratto in arresto in data 21 maggio 2020 insieme a altri 12 soggetti responsabili nel corso dell’operazione che ha coinvolto la sanità siciliana .

CORRUZIONE NELLA SANITA’

Accuse a vario titolo per gli arrestati: corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti in relazione a importanti gare d’appalto bandite in ambito sanitario.

Allora il G.I.P. non aveva disposto alcuna misura cautelare nei confronti di Li Calzi, in quanto non aveva ritenuto gli elementi investigativi raccolti sufficienti a corroborare le ipotesi accusatorie della Procura.
Adesso invece, accolto l’appello dei Pubblici Ministeri, disposti i domiciliari per corruzione propria aggravata, in concorso con Damiani (cl. ‘65 di Palermo – già Direttore generale dell’ASP 9 di Trapani), Manganaro Zanzi Francesco (cl. ‘64 di Roma – amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie S.p.a.) e Satta Roberto (cl. ‘70 di Cagliari – responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie S.p.a.).

OBIETTIVO DUE GARE D’APPALTO

Nel mirino l’aggiudicazione di due gare d’appalto, bandite una dall’ASP 6 di Palermo e l’altra dalla centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana, relative alla manutenzione di apparecchiature elettromedicali.
In particolare Li Calzi avrebbe svolto il delicato compito di “contabile delle tangenti” per conto di Manganaro, del quale era prestanome per le principali società di comodo e per il trust nei quali confluivano le ricchezze illecitamente accumulate.


Gli arresti domiciliari scattati a seguito dell’ordinanza della Suprema Corte di Cassazione del 14 dicembre 2020. Dichiarato “inammissibile” il ricorso promosso dal Li Calzi contro il provvedimento del Tribunale del Riesame.