Arriva l’ora solare: lancette indietro di un’ora, forse per l’ultima volta

Una prassi ormai consolidata, ma che potrebbe essere ormai agli sgoccioli: ecco perchè

ora solare

Torna l’ora solare: anche quest’anno porteremo le lancette un’ora indietro, guadagnando un po’ di sonno in più. Il passaggio avverrà, per l’esattezza, stanotte quando dalle 3 si passerà alle 2. A partire da domani 31 ottobre, quindi, avremo a che fare con una delle caratteristiche tipiche dell’inverno: farà buio prima.

L’ora solare rimarrà in vigore fino all’ultimo weekend di marzo 2022, quando, nella notte tra sabato 26 e domenica 27, le lancette avanzeranno di un’ora regalandoci pomeriggi più luminosi in vista della bella stagione.

Ora solare – ora legale: un’alternanza a rischio

Il passaggio dall’ora legale a quella solare, per quanto ormai consolidato, pare essere una convenzione a rischio. Nel 2018, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato l’abolizione di tale obbligo con l’84% dei voti favorevoli. Insomma, ogni Stato potrà muoversi in autonomia e decidere se lasciare le cose alla maniera attuale o sbarazzarsi della prassi del cambio d’ora. La decisione si ripercuote su molti aspetti, primo tra tutti quello del risparmio energetico; per questa ragione molti Stati membri hanno ritenuto necessaria una valutazione d’impatto della Commissione prima di poter prendere una decisione.

La proposta era nata dall’esito di un sondaggio condiviso dall’allora presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. I numeri parlavano chiaro: milioni di persone si erano pronunciate in favore dell’adozione della sola ora legale per tutto l’anno. Si era giunti così alla votazione della Commissione Europea. Sulla questione vi è una vera e propria spaccatura tra i Paesi membri, che potrebbe generare un quadro frammentario all’interno dell’Unione Europea: alcuni potrebbero mantenere l’alternanza, altri abolirla.

La posizione dell’Italia in merito non è ancora chiara. Nel 2019, infatti, il governo Conte bis decise il mantenimento dell’alternanza, ma l’attuale premier Mario Draghi non ha espresso parere al riguardo. Certamente l’arrivo della pandemia, delle restrizioni e dell’emergenza che tutti conosciamo ha rallentato l’iter sulla questione che si sarebbe dovuto già concludere.

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