Orlando allarmato dal comparto turistico: «Conte, senza salvagente Palermo annega»
In coro con i sindaci delle più grandi città italiane a vocazione turistica, il primo cittadino del capoluogo siciliano lancia l’S.O.S al Governo
“Se non saranno accolte le nostre richieste ponderate e motivate, le nostre città rischieranno seriamente il default e l’impossibilità oggettiva di spingere il sistema paese nella ripresa economica a turistica. Siamo certi che il Governo non possa rimanere sordo ad un grido di allarme di questa portata. Il problema è presto detto: la bozza del dl Rilancio non contiene le richieste degli assessori al turismo sul sostegno per il settore, e in particolare quelle a favore dei Comuni a più alta vocazione turistica che più degli altri si trovano adesso in uno stato di crisi finanziaria e sociale”.
PALERMO A FORTE RISCHIO
Viene dai sindaci di alcune grandi città italiane, che fanno del turismo uno dei principali volani economici del proprio tessuto sociale, l’ennesimo grido d’allarme rivolto al Governo. Tra loro, non poteva certo mancare Leoluca Orlando. La sua Palermo infatti, più delle altre, qualora non verranno stanziati adeguati aiuti, rischia un tracollo senza precedenti.
SI FACCIA DI PIU’
Il Governo sta facendo troppo poco e le bozze del decreto Rilancio che stanno circolando in queste ore non soddisfano gli appelli lanciati. Fare qualcosa per il turismo con un occhio di riguardo in particolar modo per le grandi città turistiche del Paese, tra cui Palermo, è la richiesta che arriva dagli enti locali a palazzo Chigi. I sindaci hanno chiesto al Governo con una lettera al premier Giuseppe Conte e ai ministri Dario Franceschini e Roberto Gualtieri, “di poter rivalutare prima dell’imminente approvazione del decreto, la situazione dei Comuni che rappresentiamo al fine di poter stare vicini alle imprese e ai cittadini dei nostri territori, offrendo loro le agevolazioni e i servizi che i nostri bilanci oggi non sono più in grado di erogare”.
ORLANDO IN CORO CON LA RAGGI, BEPPE SALA E DE MAGISTRIS
L’appello è firmato da Leoluca Orlando, Virginia Raggi (Roma), Andrea Gnassi, sindaco di Rimini e rappresentante Turismo per l’Anci, Luigi Brugnaro (Venezia), Luigi De Magistris (Napoli), Dario Nardella (Firenze), e Beppe Sala (Milano).
SCIALUPPE DI SALVATAGGIO PER PALERMO
Ci vuole un salvagente, anzi, nel caso del capoluogo siciliano e della trinacria in generale, delle vere e proprie scialuppe di salvataggio. Senza il concretizzarsi di tali inteventi da parte del governo, ogni giorno che passa rappresenta un passo avanti verso il burrone. “Ci sono realtà che hanno fino ad ora basato il proprio tessuto economico e i propri bilanci sulle entrate derivanti dal turismo, con livelli occupazionali legati a questo settore pari anche al 20-25% del totale. L’applicazione di questo decreto -sostengono i sindaci -, laddove approvato nella sua versione attuale, porterà dunque solo alla perdita di migliaia di imprese e posti di lavoro con una crisi sociale senza precedenti, che noi sindaci ci ritroveremo ad affrontare, ma anche ad una diminuzione dei servizi essenziali che non riusciremo più a garantire a cittadini e ad imprese”.
MANCANZA IMPOSTA DI SOGGIORNO
Nelle bozze che circolano sul dl manca ad esempio il riferimento “contrariamente a quanto richiesto, al ristoro dell’imposta di soggiorno per quei Comuni ad alta vocazione turistica che hanno subito e ancora subiranno un drastico crollo delle entrate (soprattutto da imposta di soggiorno e Tari), in un fondo aggiuntivo rispetto a quello dei tre miliardi concordato con Anci“. Il mancato incasso di queste imposte avrà come conseguenza “il blocco di molti servizi essenziali, e l’impossibilità di andare incontro alle richieste delle imprese che chiedono una sospensione dei tributi locali quantomeno per il periodo di chiusura delle attività (come, appunto, ad esempio, l’imposta sui rifiuti)”.
Peraltro, viene fatto notare dai sindaci, “sono proprio i Comuni ad altissima vocazione turistica che continueranno a contribuire in maniera più che proporzionale alla finanza dello Stato attraverso il meccanismo del Fondo di solidarietà comunale, e che continueranno a versare allo Stato – attraverso le proprie attività economiche oggi in grande difficoltà – la parte più rilevante del gettito Imu”.