Orlando tra i sindaci meno graditi d’Italia, il risultato non sorprende

Il primo cittadino è tra i sindaci meno graditi in Italia secondo una classifica del Sole 24 Ore

giornata

La “nave” Palermo affonda e, con lei, va giù anche il suo comandante, il sindaco Leoluca Orlando. La classifica annuale del gradimento dei sindaci italiani stilata dal Sole 24 Ore vede il primo cittadino del capoluogo siciliano in fondo, al posto numero 102; insieme al collega tarantino Rinaldo Melucci, e davanti soltanto al napoletano De Magistris e, ultimo, il catanese Salvo Pogliese. La graduatoria è stilata sulla base dei sondaggi sul consenso dei cittadini verso i rispettivi sindaci e sono ormai impietosi verso Leoluca Orlando. I numeri certificano ormai lo scollamento tra i palermitani e un’esperienza amministrativa che sta volgendo al termine tra mille problemi amministrativi e politici.

“L’INVERNO” DEL CAPOLUOGO

Palermo è precipitata in un inverno che ha ormai cancellato persino il ricordo della Primavera di cui lo stesso Orlando fu artefice e protagonista, un trentennio orsono. Quel “Rinascimento” politico, civile e culturale che interpretò e guidò il riscatto di una città piegata dall’oppressione mafiosa è ormai scaduto in una marcia al contrario verso un medioevo di disservizi, problemi non risolti, scelte amministrative e politiche divisive; generando insomma una sensazione di disfacimento complessiva che i palermitani pagano nel quotidiano e che si riflette in questo sondaggio. Un sondaggio che fa il paio e riflette quelli sulla vivibilità, che vedono, anch’essi, Palermo in coda a tutte o quasi le città italiane.

UNA REPLICA DI “PRIMAVERA” NON RIUSCITA

Nella sua analisi, il Sole 24 Ore spiega che la “replica della Primavera di trent’anni fa non è riuscita a un Leoluca Orlando alle prese con casse comunali troppo vuote per sostenere qualsiasi sogno di gloria”. E c’è del vero, in questa chiave di lettura; anche se bisognerebbe pure andare a monte della questione e capire genesi e responsabilità di un vuoto nei conti che fa temere il dissesto delle casse comunali. Alle quali mancano introiti per tasse pari a un miliardo, nell’arco di dieci anni; un’incapacità di riscossione, sulla quale ha gioco facile l’opposizione in consiglio comunale, cui si sommano i problemi delle partecipate, le ex aziende municipali, ormai non più in grado di garantire servizi decenti.

E’ un circolo vizioso infernale, un gorgo che sta inghiottendo la città. La mancanza di risorse impedisce di avere bus e pulizia nelle strade, anche perché i cittadini non pagano quel che dovrebbero, con l’alibi di non voler pagare un servizio che non c’è. O viceversa. Dov’è che parte il corto circuito? I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Va detto che anche la scarsa civiltà di tanti palermitani contribuisce e determina le condizioni in cui versa Palermo, così come chi amministra è specchio di chi è amministrato.

LA POLITICA NON SOSTIENE PIU’ ORLANDO

Orlando perde sempre più terreno anche a livello politico. Il suo sostegno è sempre più eroso nei sondaggi, col 39% certificato dal Sole 24 Ore, rispetto al 46,3% ottenuto col voto del 2017, ma anche in consiglio comunale, dove la sua maggioranza ha ormai numeri risicati. Superato lo scoglio della sfiducia, col voto in aula del settembre del 2020, una nuova mozione per mandare a casa anticipatamente lui e la sua giunta, e lo stesso consiglio comunale, non è approdata a nulla soltanto per il no preventivo di parte della stessa opposizione, contraria a una fine anticipata della consiliatura. Troppi nodi da sciogliere, ancora, prima di pensare di tornare alle urne, a costo di lasciare al timone il comandante che sta mandando la nave contro gli scogli.
Orlando e Palermo sono due nomi e due immagini che si sovrappongono, indissolubilmente; l’ascesa dell’uno ha significato la rinascita dell’altra e ora, il tramonto di questo coincide con la notte fonda che sta avvolgendo la città.

LEGAME CON I PALERMITANI FINITO DA TEMPO

Soltanto che i palermitani, la stragrande maggioranza di loro, stando anche al Sole, non si fidano più di Orlando. Non si riconoscono più nella sua leadership, nella sua “visione”.

L’idillio è finito da tempo. Il sindaco che ormai comunica soltanto sugli incontri con ambasciatori, illustri visitatori stranieri, premi (sacrosanti) alle Ong, impedisce sui social ai cittadini di esprimere i loro commenti, che per lo più sono inaccettabili insulti, cioè il modo più sbagliato per esprimere un dissenso. Ma è, oggettivamente, difficile restringere tutto all’ambizione di una città aperta, multiculturale, internazionale, come la immagina e la vuole il sindaco, quando ogni giorno devi districarti tra strade dissestate, cantieri aperti e mai ultimati, ponti pericolanti, pedonalizzazioni decise senza un adeguato confronto, ma soprattutto percepite come imposte più nel nome di una impostazione ideologica che basate su una razionale pianificazione urbanistica (ma c’è?) e che riducono il centro a un labirinto inestricabile, mentre usare i mezzi pubblici per spostarsi dalle periferie è utopia e se vai a piedi devi farlo su marciapiedi sconnessi, invasi dalla spazzatura e coperti dalle erbacce. Una città nella quale, se vivere è complicato, morire impone ai famigliari oltre al dolore per la perdita, l’angoscia di sapere la bara del caro estinto lasciata in un deposito, col rischio che galleggi al primo acquazzone, in mezzo a scandali, arresti e dimissioni.

E’ una città dove è impossibile fare sport, per la condizione di molti impianti comunali. E, dove, ora che la pandemia lascia intravedere un barlume di ripresa, anche gli operatori dello spettacoli, gli organizzatori di grandi eventi, lamentano l’assenza di spazi e condizioni proibitive che hanno escluso Palermo dal circuito dei concerti degli artisti più famosi. Ma, soprattutto, dove sembra difficilissimo fare impresa. Dove persino i grandi nomi, da Ikea a Decathlon per citare soltanto i casi più eclatanti, devono rinunciare a insediarsi, a creare occupazione. Inutile, qui, recitare il solito rosario di ciò che non funziona: chi vive a Palermo si scontra ogni giorno con i tanti problemi.

UN PRESENTE CHE FA PAURA

La visione di Orlando è affetta da una sorta di presbiopia; è proiettata al futuro, mentre non è in grado di guardare a un presente che fa paura. La sua Palermo vuol essere attrattiva, quando non è attraente. Vuol attirare i turisti per proporre loro una città caotica, sporca, malfunzionante, che non può sempre e soltanto giocare sul richiamo del suoi monumenti assediati dal degrado, della spiaggia di Mondello o del suo spettacolare street food. E’ un velo sottile, che soltanto fino a un certo punto può nascondere la realtà; quella che i palermitani vivono ogni giorno, con sempre maggiore stanchezza e sofferenza.

UN’ALTERNATIVA AD ORLANDO ESISTE?

Insomma, quel 102° posto tutto è, tranne che una sorpresa. Il problema è un altro ed è ancora più grave. Non esiste, oggi, un’alternativa a Orlando né alla sua “visione”. Nessuno degli schieramenti ha una candidatura o un progetto per il “dopo” in grado di invertire la tendenza, di dare un’idea di sviluppo alla città che concretizzi o sovverta quella dell’attuale sindaco. Troppo frammentati, divisi, i soggetti che si richiamano all’attuale maggioranza, o al centrosinistra, ma anche quelli di centrodestra, che sulla carta sono i più accreditati alla vittoria elettorale. Si va in ordine sparso, non c’è una proposta concreta e costruttiva per il domani. Così l’inverno nel quale Palermo è precipitata si annuncia lungo e freddissimo