Ospedali palermitani in grave difficoltà, il primario: “Senza il vaccino sarebbe stata un’ecatombe”

A parlare al’agenzia adnkronos è Massimo Geraci, primario del pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo

Massimo Geraci primario

“Non abbiamo mai avuto tanti contagi dall’inizio della pandemia. Se non fosse stato per la campagna vaccinale avremmo avuto un’ecatombe”. A raccontarlo all’agenzia di stampa adnkronos è il primario del Pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, Massimo Geraci. “E’ vero che stiamo affrontando un periodo molto difficile – ha proseguito il medico – ma dobbiamo anche evidenziare come i vaccini abbiano evitato il peggio. Le terapie intensive cominciano ad essere sature, ma il numero dei contagi rispetto a quello delle ospedalizzazioni ci dice quanto abbiano inciso positivamente i vaccini”.  

SALTI MORTALI PER L’OSPEDALE CIVICO

Gli ospedali hanno dovuto fare i conti con l’aumento dei contagi “post feste natalizie” e con una variante, la Omicron, altamente contagiosa. Il pronto soccorso del Civico ha dovuto trasformare la zona grigia in area covid: “Abbiamo dovuto svolgere un’attività tampone – ha spiegato Geraci – perché l’ospedale Cervello non ce l’ha fatta ad accoglierli tutti. Adesso sono stati attivati altri 30 posti in ospedale e stiamo man mano ricoverando i positivi, riprendendo l’attività ordinaria del pronto soccorso. Quest’ultima, comunque, non è mai cessata, continuando, però, con una certa difficoltà per la cogestione di casi positivi e non in un’area di emergenza. I 30 posti ci lasceranno sereni per qualche giorno, spero almeno due o tre. Avremo bisogno degli stessi posti di un anno fa all’apice della seconda ondata. Le previsioni non sono affatto belle”.

NOVAX COMPLICANO LA SITUAZIONE. IL PRIMARIO: “E’ UNA PRESSIONE PESANTE”

La pressione ospedaliera è aggravata da una buona percentuale in città di non vaccinati, così come ha spiegato il primario del Pronto soccorso: anche se il numero dei vaccinati è ad oggi inferiore al 20%, “si tratta pur sempre di un cospicuo numero di soggetti, vista la circolazione del virus così alta. Questa piccola porzione di popolazione esercita una pressione ospedaliera pesante perché in loro la malattia si presenta con il suo quadro clinico caratterizzato da insufficienza respiratoria. Molti di questi pazienti – ha concluso – necessitano della terapia intensiva”.