Il padre di famiglia ha bussato questa notte alla nostra porta. In mano un decreto che, a suo dire, dovrebbe mettere fine alle infinite e inutili polemiche sulle norme anti Covid. Del resto, lui è il padre di famiglia, imbattibile campione di buonsenso da che mondo è mondo, mediatore di tutte le letture estreme, salomonico per definizione.
E’ venuto a mettere la firma sul provvedimento più impopolare, tanto non è che debba fare carriera politica…
Il padre di famiglia non cerca consenso, non sarà mai sindaco alle prese con movide e denunce di facciata, né presidente di regione sbraitante quanto basta per coprire con le urla le magagne di casa sua. Figurarsi poi se aspira a guidare un Paese, somma di tanti campanili che riconoscono come denominatore comune non la bandiera tricolore bensì la maglia della nazionale di calcio. Il padre di famiglia ragiona alla fimminina e scusate il paradosso di genere. Tanto per dire che a volte le soluzioni semplici sono le più efficaci. E se qualcuno magari si farà del male ci saranno carezze a sufficienza per lenire il dolore.
Il primo punto del suo decreto riguarda la scuola. Si chiuda sino a gennaio, senza se e senza ma. Troppi i rischi per i giovani e non solo. Il circuito familiare comincia a pagare pegno in maniera esponenziale per i tanti casi di positivi asintomatici. E al di fuori delle aule, per quanto giudiziosi possano essere, questi ragazzi continuano ad avere un fac simile di vita sociale che al momento non può essere consentita. La didattica a distanza è l’estremo rimedio di un ciclo scolastico che comunque appare anomalo.
Non ci rompano i cabbasisi i padri che reclamano per la vita sottratta ai loro pargoli. Parlano di vita in senso metaforico, nel decreto si parla di vita punto e basta. Consideriamo i ragazzi non più cuccioli ma cittadini a tutti gli effetti, capiranno che talvolta accade che i doveri siano superiori ai diritti. E che questo è il tributo da pagare.
Capitolo mercatini rionali: senza la presenza costante della polizia municipale dovranno essere chiusi. La disciplina del distanziamento e dei presidi di protezione non può essere lasciata alla contrattazione tra cliente e ambulante. Se non c’è controllo, stop e tutti a casa.
Lockdown totale nei festivi e nei prefestivi. La fiumana dello struscio deve essere fermata. E’ una ricerca paradossale di normalità non più tollerabile perché questo non è un periodo normale. Per le passeggiate ci sarà tempo, come per vestire il mantello della trasgressione.
Il decreto parla anche di vil denaro. Ingiusto che a pagare il conto economico sia soltanto una categoria di cittadini: trattenuta una tantum del 5% sulla tredicesima di tutti i lavoratori del pubblico impiego e dell’1% per ogni mese di restrizione delle attività produttive. Ne potranno giovare solo i soggetti che potranno dimostrare di avere un decremento di fatturato di almeno il 50% rispetto al mese dell’anno precedente e un patrimonio familiare (esclusa la casa di residenza) inferiore a 100.000 euro da dimostrare con il meccanismo dell’Isee. E trattenuta una tantum del 5% anche sulle pensioni al di sopra dei 25.000 euro annui.
Ristori economici garantiti entro 15 giorni dalla presentazione della domanda. In caso contrario sospensione dallo stipendio per il funzionario addetto pari ad un mese più ogni giorno di eventuale ritardo.
Arresti domiciliari a chi elude la quarantena e sanzione di 5.000 euro. Obbligo di test sierologico ogni 15 giorni alternato per ciascun componente della famiglia. Aggiornamento della curva di contagio, regione per regione, ogni 15 giorni.
“E non mi si dica che sono fascista, che un scappellotto, quando ci vuole, non ha mai fatto male a nessuno”. Firmato: il padre di famiglia.