Il caso Palamara si allarga a macchia d’olio. L’ex pm, infatti, è stato convocato dalla commissione Antimafia in Parlamento, e dovrà rispondere, sotto giuramento, alle domande che gli verranno rivolte. L’udienza dovrebbe tenersi il prossimo 23 febbraio. Dovrà spiegare molti inquietanti retroscena che racconta nel libro-intervista di Alessandro Sallusti. L’ex magistrato infatti, nelle pagine de “Il sistema Palamara” scoperchia la pentola bollente della magistratura degli ultimi due decenni. Parla di vicende non proprio limpide che interessano vari livelli della giustizia, circostanziandole con documenti, registrazioni, intercettazioni e testimonianze. Non solo. Mette anche sotto la lente d’ingrandimento alcuni scottanti avvenimenti di interesse nazionale che hanno avuto come protagonisti personaggi come Giovanni Falcone, Nino Di Matteo oppure Luigi De Magistris. Pasticci che ancora non hanno avuto adeguate plausibili spiegazioni.
Per Franco Mirabelli, vicepresidente del Senato e capogruppo dem in commissione Antimafia, l’audizione dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati è «inopportuna». Perché, secondo lui, i temi sollevati da Palamara «sulla lotta alla mafia c’entrano relativamente. Anzi, non c’entrano per nulla». Pertanto il Pd nel corso della prossima riunione del Comitato di presidenza chiederà di ripensarci. Di tutt’altro parere è Nicola Morra, il presidente grillino dell’Antimafia. Secondo lui invece la convocazione è doverosa, in quanto i fatti che racconta Palamara «rappresentano un quadro desolante nell’azione di contrasto alle mafie da parte della magistratura italiana».
La palla adesso passa ai componenti dell’Antimafia, che si riunirà non appena sarà risolta la crisi di governo, Considerando la composizione della Commissione, è facilmente ipotizzabile che la convocazione di Palamara sarà condivisa e votata. D’altro canto che il fosco quadro dipinto dall’ex pm non sia frutto di fantasia, lo ammette “Area”, la corrente di sinistra della magistratura. Quando ha stilato un comunicato nel quale l’ex magistrato viene tacciato di «gravissima disinvoltura», di omissioni faziose e di voler «lucrare un ricollocamento in politica», alla fine, però, ha ammesso che «la caduta etica del Csm, piagato dalle correnti e dai potentati personali, non è stata inventata da Palamara».