Palazzo Steri, in mostra le opere pittoriche di Salvatore Caputo

Cinquanta opere che ripercorrono l’evoluzione espressiva dell’artista originario di Castell’Umberto

Salvatore Caputo

Percorsi. Un viaggio tra le opere di Salvatore Caputo“: è il titolo della mostra allestita nella Sala delle Verifiche di Palazzo Steri, in piazza Marina a Palermo, visitabile fino al prossimo 2 novembre. 
Oltre cinquanta opere che sintetizzano l’imponente produzione dell’artista originario di Castell’Umberto, in provincia di Messina, inclusi i dipinti più recenti. 
L’esposizione si inserisce nell’ambito del progetto “Di arte in culture” promosso dal “Centro Internazionale di Etnostoria-Professore Aurelio Rigoli“. con il patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo.
Inaugurata lo scorso 19 ottobre, l’esposizione è fruibile dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00. 
L’ingresso è libero. 

LA SICILIA, TRA LUCI MEDITERRANEE E SCENARI NOTTURNI 

Negli ultimi anni, la ricerca artistica di Salvatore Caputo ha privilegiato il recupero della memoria dei luoghi e delle tradizioni. 
Un orientamento che si evince dalla produzione di oggetti d’arte su materiali di riutilizzo, e anche dalla collaborazione con etnologi e antropologi. 
Seppure nella diversità dei soggetti rappresentati, è sempre la Sicilia a giocare un ruolo da protagonista nella produzione dell’artista, in costante evoluzione
La luce del mare e gli scenari notturni dalla bellezza quasi ipnotica, tra il verde dei monti e i reperti greci, rappresentano il tratto distintivo di Salvatore Caputo, grande interprete della classicità mediterranea.
Acqua e orizzonti, albe e tramonti, il silenzio e la natura conducono lo spettatore attraverso luoghi realmente esistenti ma altresì legati alla creatività dell’autore. 
Le opere sono attraversate da una sottile inquietudine che, nel linguaggio caputiano, si traduce in eleganza formale ed esplorazione dell’inconscio
In una mescolanza di particolari che rimandano a un passato lontano così come a elementi paesaggistici contemporanei, l’osservatore non può che interrogarsi sul senso del tempo, inafferrabile e sfuggente. 
La sublime amenità dei luoghi diviene, nell’opera di Salvatore Caputo, un fulgido spunto di riflessione sulla condizione umana e il suo divenire, tra incongruenze, contraddizioni e ricerca dell’infinito.
Nei suoi lavori, l’autore ha spesso rielaborato i colori e i siti della Sicilia orientale : in primis, l’azzurro del Tirreno, le sfumature di verde dei Monti Nebrodi e le testimonianze elleniche.
Una serie di lavori recenti, invece, percorrono una sorta di “viaggio verso ovest” attraverso la rivisitazione degli spazi visivi delle Saline trapanesi nella parte occidentale dell’isola. 

CENNI SULL’ ARTISTA 

Attivo sulla scena nazionale e internazionale da oltre cinquant’anni, Salvatore Caputo si è dapprima formato come architetto ma ha successivamente deciso di rendere la pittura la sua attività precipua. 
La prima mostra personale risale al 1964: soltanto il primo momento di un percorso di altissimo profilo, articolatosi nel tempo tra rassegne e personali tenutesi sia in spazi pubblici e museali che in gallerie private.
La sua ricerca espressiva, meticolosa e attenta, ha preso il via dopo la laurea: lunghi anni di sperimentazione che lo hanno condotto alla realizzazione di una notevole produzione grafica, composta sia di incisioni sia di serigrafie e litografie, senza dimenticare la copiosa produzione di medaglie.
Fra gli anni settanta agli anni ottanta, Salvatore Caputo ha lavorato fra Roma e Palermo occupandosi anche di arte sacra, realizzando opere di arredo e decorazione per diverse chiese italiane.
Un filone che l’artista percorrerà anche negli anni successivi, come dimostrano le tre mostre tenutesi nella prima metà degli anni novanta nella Cattedrale di Palermo, che per la prima volta apriva le porte a esposizioni di arte contemporanea.
A partire dagli anni  ottanta,  dà il via a un’imponente produzione di oggetti d’arte.
Questi ultimi sono dapprima realizzati su supporti appositamente costruiti come “oggetti da viaggio” – spesso ispirati nelle forme ai dittici e trittici medievali –  ma negli anni trovano anche altre forme di espressione.