Palermo, uccisa a 40 anni da un misterioso batterio killer dopo intervento: aperta l’inchiesta

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Avrebbe contratto un batterio-killer durante o dopo un intervento. La Procura di Palermo indaga sulla morte di Cinzia Guerrera, 40 anni. 

I familiari della donna palermitana, assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., hanno presentato prontamente l’esposto. Il Pubblico Ministero della Procura di Palermo, dott.ssa Monica Guzzardi, ha aperto un procedimento penale per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento contro ignoti, e un’indagine ad hoc sull’impianto di filtrazione dell’aria.

I fatti

A quanto riferito nella denuncia querela presentata dal marito, la moglie nel mese di giugno aveva iniziato ad accusare improvvisi problemi alla vista ed era stata quindi ricoverata al Policlinico “Paolo Giaccone”. Gli esami strumentali effettuati avevano evidenziato la presenza di un tumore benigno, un meningioma, al capo, nell’area dei lobi frontali.

Il 17 luglio era stata pertanto sottoposta ad un intervento chirurgico di rimozione della massa tumorale. Operazione che, a detta dei sanitari, era perfettamente riuscita. Tanto che la paziente, dopo essere rimasta due giorni in osservazione nel reparto post-operatorio di terapia intensiva di Neurochirurgia, era già stata trasferita nel reparto ordinario di degenza.

Il decesso

Qualche giorno dopo, però, la paziente ha iniziato a manifestare comportamenti anomali e del tutto inconsueti, tanto da dover anche essere sedata. Domenica 23 luglio il suo quadro clinico è improvvisamente precipitato. La febbre le è salita oltre i 41 gradi, è entrata in coma e martedì 26 luglio è deceduta. I familiari, distrutti dal dolore, hanno subito chiesto spiegazioni. Un medico avrebbe rivelato al marito che a essere fatale alla moglie sarebbe stato un batterio devastante che non può che aver contratto in ospedale, e che le avrebbe causato danni cerebrali irreparabili.

La denuncia

Ancora più sconvolto da questa rivelazione, il coniuge ha deciso di fare piena luce sui fatti e mercoledì 26 luglio ha presentato un esposto facendo presente tutte le sue perplessità. Tra queste, il trasferimento forse troppo prematuro dall’area intensiva di Neurochirurgia ma, soprattutto, la circostanza, riferitagli dagli stessi chirurghi che avevano operato la moglie. Il giorno dell’intervento, in sala operatoria l’aria condizionata non avrebbe funzionato per un guasto del sistema, con il conseguente sospetto che non fosse operante neppure l’impianto di filtrazione e sanificazione dell’aria, essenziale per scongiurare per l’appunto contaminazioni del batterio. Di qui dunque l’accorata richiesta all’autorità giudiziaria di disporre tutti gli opportuni accertamenti.

Le indagini

Istanza accolta immediatamente dal Sostituto Procuratore di Palermo che ha aperto un fascicolo, ad ora contro ignoti, e che ha acquisito e sequestrato le cartelle cliniche ordinando l’esame autoptico. In sede di conferimento dell’incarico, il Pm ha anche disposto una delega di indagine di Polizia Giudiziaria per l’acquisizione documentale presso la Direzione Sanitaria finalizzata ad accertare il corretto funzionamento dell’impianto di filtrazione e aerazione, con particolare riferimento alla sala operatoria e al giorno dell’intervento in questione.

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