Palermo ricorda Chinnici e le vittime della strage di via Pipitone Federico

Domani è previsto il 38° anniversario: ecco tutte le iniziative.

A Palermo è tempo di tributi e memoria. E se oggi il sindaco Orlando ha tenuto a ricordare il poliziotto Beppe Montana, ucciso dalla mafia il 28 luglio di 36 anni fa, domani la città si appresta a commemorare altre vittime. Ricorrerà infatti il 38esimo anniversario della strage del 1983 in cui morirono il giudice Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico dove il magistrato abitava, Stefano Li Sacchi.

INIZIATIVE PREVISTE

Alle 10 saranno deposte corone di fiori nel luogo della strage. Dopo, nella chiesa di S. Giacomo dei Militari, all’interno della caserma Carlo Alberto Dalla Chiesa, si terra’ un seminario su “Dal metodo Rocco Chinnici alla Procura Europea”. Ingresso riservato agli invitati, ma lavori trasmessi in diretta web sul canale Youtube della Fondazione Rocco Chinnici (https://bit.ly/331LK26). Previsto il saluto istituzionale della ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Tra gli interventi in programma, quelli del Procuratore Capo Europeo, Laura Kodruţa Kövesi. Per lei primo impegno pubblico in Italia dopo l’insediamento al vertice del nuovo ufficio dell’UE operativo dal 1 giugno scorso, e del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho. Alle ore 18, nella la Chiesa di San Michele Arcangelo, a Palermo, sarà celebrata la Messa in ricordo delle vittime della strage.

A Misilmeri (Palermo), alle 16.30, e a Partanna (Tp), in piazza Umberto I, alle 19.30, saranno deposte corone di fiori.

QUEL TRISTE GIORNO…

Rocco Chinnici fu ucciso alle 8 del mattino del 29 luglio 1983 con una Fiat 126 verde, imbottita con 75 kg di esplosivo parcheggiata davanti alla sua abitazione, in via Pipitone Federico a Palermo. Chinnici aveva cinquantotto anni. Ad azionare il telecomando che provocò l’esplosione fu Antonino Madonia, boss di Resuttana; si trovava nascosto nel cassone di un furgone rubato parcheggiato nelle vicinanze di via Pipitone Federico.
L’unico superstite dell’attentato fu l’autista Giovanni Paparcuri, che riportò gravi ferite. I primi ad accorrere sul teatro della strage furono due dei figli di Chinnici, Elvira e Giovanni, rispettivamente di 24 e 19 anni, che erano in casa al momento dell’esplosione.