Palermo, colpo al clan di Passo di Rigano-Boccadifalco: sequestro da un milione di euro

La Polizia di Stato ha disposto nei confronti di Sansone Giuseppe il sequestro di un’impresa edile di proprietà di un congiunto, ubicata nel comune di Palermo in zona Uditore, nonché di diversi rapporti finanziari intestati al Sansone e ai suoi familiari, per un valore di circa 1 milione di euro.

La caratura criminale di Sansone Giuseppe, in atto detenuto, in qualità di esponente di spicco della famiglia mafiosa di “Uditore”, storicamente inserita nel mandamento mafioso di “Passo di Rigano – Boccadifalco”, emerge sin dagli anni novanta, allorquando lo stesso è stato destinatario della sentenza irrevocabile di condanna per il reato di associazione di stampo mafioso.

L’autista di Totò Riina

In particolare si rileva il suo ruolo di soggetto stabilmente inserito nel sistema di spartizione degli appalti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra, nonché di uomo di fiducia del boss Salvatore Riina per il quale si è messo a disposizione durante la sua latitanza anche come autista.

Sansone e l’influenza imprenditoriale di Cosa Nostra

Infatti, in seguito alla cattura del boss di Cosa Nostra Salvatore Riina, avvenuta nel 1993, durante la perquisizione effettuata all’interno dell’abitazione presso la quale lo stesso ha trascorso l’ultimo periodo di latitanza, sono stati ritrovati appunti manoscritti con riferimenti anche ad altri membri della famiglia di Sansone. Il ruolo operativo emerge dalle indagini passate come da quelle recenti, a testimonianza della sua influenza imprenditoriale esercitata con continuità dagli anni ‘80/’90 fino ad oggi, caratterizzata dall’utilizzo della forza intimidatrice esercitata da Cosa nostra nel campo degli affari in special modo nel campo dell’edilizia.

Il sequestro

Sulla base dell’acclarata e persistente pericolosità del Sansone, caratterizzata dalla sua stabile partecipazione al sodalizio mafioso, l’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Questura di Palermo ha avviato le indagini patrimoniali che hanno permesso di individuare i beni oggetto dell’odierno sequestro, formalmente intestati ai familiari, ma di fatto riconducibili al predetto che, in virtù della sua posizione di spicco all’interno di Cosa nostra, ha potuto investire ingenti capitali, frutto di illecita provenienza, per l’acquisizione di tali beni.

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