Cronaca di Palermo

Palermo, dipendente multato per aver riprodotto “Faccetta nera”: la versione del titolare del ‘Castigamatti’

Un singolare episodio verificatosi nei giorni scorsi ha scosso un noto pub di Palermo, il “Castigamatti” di piazza Aragona, dove un dipendente è stato multato per presunta apologia del regime fascista dopo aver riprodotto la canzone “Facetta nera” al temine di un controllo della polizia municipale.

Il titolare del locale ha voluto chiarire alla Redazione di Palermolive la propria versione dei fatti, difendendo la buona fede del proprio collaboratore e sostenendo, inoltre, che gli accertamenti seriali a cui è sottoposta l’attività non lascerebbero spazio alla normale operatività, generando un clima di esasperazione nei confronti di chi vuol semplicemente svolgere il proprio mestiere.

“Nella movida operano tanti giovani imprenditori per bene”

“La nostra struttura non riesce più a svolgere una normale attività perché investita da accertamenti seriali aggressivi ed estremamente nocivi di efficacia sanzionatoria immediata, difficilmente contestabili con i normali canali giudiziari che, ahimè, rispondono alle istanze di giustizia solo dopo lunghi ed estenuanti contenziosi”, spiega il proprietario. “Il ‘Castigamatti’, agli accertamenti subiti, ha sempre risposto civilmente, tentando di dialogare con la P.A. al fine di svolgere con correttezza e dignità il proprio lavoro. Nel contesto ‘movida’ operano e si muovono tanti giovani puliti (laureati, diplomati, socialmente impegnati) che lavorano e producono a loro volta lavoro e sviluppo, logiche queste alternative al bivaccare da fannulloni drogati o disoccupati che stazionano per gli angoli della città. È giunto forse il momento che questi giovani imprenditori tentino di costruire degli aggregati di riferimento per sostenere le loro istanze e dimostrare che questa città non è solo un groviglio di violenza e disoccupazione ma anche un cuore pulsante di forze sane che cercano dialogo e incoraggiamento per onorarne la bellezza e la dignità”.

“Bersagliati da accertamenti seriali”

“Il mio esercizio in appena due settimane è stato bersagliato da una trentina di accertamenti ispettivi basati sulle stesse identiche causali, nonostante la piena regolarità della posizione amministrativa in cui versava affidata ed attestata dalla consulenza di esperti appositamente incaricati. Ho subito persino il sequestro delle fioriere e delle piante ornamentali poste dinanzi all’esercizio a corredo della bellezza della Piazza Aragona. Basta una lamentela del primo passante o di un vicino indispettito ed interessato perché si scateni un putiferio sanzionatorio senza precedenti che alla fine porta alla chiusura, dopo plateali operazioni di accertamento in presenza della clientela che, chiaramente, producono un danno di immagine di particolare consistenza”.

“‘Faccetta nera’ ricorda il fascismo? Mussolini la detestava!”

Ma torniamo al più recente episodio che ha suscitato non poche polemiche e che ha coinvolto direttamente uno dei dipendenti del pub. “Un mio dipendente si ritrova indagato per il reato di apologia del regime fascista. L’apologia del fascismo, per assumere carattere delittuoso, deve consistere in una esaltazione tale da poter indurre a una riorganizzazione del partito fascista. Benito Mussolini odiava ‘Faccetta nera’, aveva addirittura tentato di farla bandire. Oggi però, ed è qui il paradosso, il regime fascista è ricordato proprio attraverso questa canzone, che detestava. È una canzoncina che aleggia nell’aria come quei microbi da cui non ci si salva. Sono in tanti ad averla come suoneria del cellulare e a considerare la canzone come la quintessenza più pura del fascismo. Ma anche chi non si professa apertamente fascista è sedotto da questa marcetta.

Basta canticchiarla un po’ per vedere le braccia agitarsi a ritmo battente e ballarla. Il video della canzone è disponibile in rete in varie versioni e basta fare un giro tra i commenti su YouTube per capire che chi la canta non sa la sua storia. Tanto a dimostrazione di una approssimazione investigativa non pertinente e comunque fuor di luogo, specie se attribuita ad un onesto immigrato che nulla sa del Duce, dei suoi fatti o misfatti, ma si limita a canticchiarla come marcetta passatempo quasi per stizza quando le cose sembrano non andare per il verso giusto. Chissà, magari nella sua mente avvertiva che in quel momento si stava mettendo in atto una ennesima ingiustizia e ha tentato di esorcizzare l’accaduto affidandosi alla marcetta di stampo romanista cantata da tutti gli italiani per prepararsi ad affrontare meglio le sopraffazioni di ogni tipo”, conclude il titolare del pub.

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Cristina Riggio