Palermo calcio, i doveri del presidente Mirri e il tifo 2.0
Non è Teramo che preoccupa ma ciò che è accaduto prima. Basta fare un ripasso di storia di serie C rosanero per capire. E intanto sui social parte il linciaggio per chi osa criticare
Tra la linea del disfattismo e quella del porta pazienza a oltranza c’è una terza via, supportata da qualche anno di esperienza, memoria e almanacchi. Se è vero che sarebbe ingeneroso scrivere sentenze dopo soltanto 90 minuti, si può però tranquillamente affermare che la programmazione di questa stagione, di incommensurabile valore strategico, è stata a dir poco approssimativa. L’interruzione dello scorso campionato ha lasciato a Mirri e allo staff dirigenziale del Palermo un tempo più che sufficiente per capire, pur navigando a vista, quale rotta scegliere e a quale porto ancorare la barca.
Ma per sfruttare il vento favorevole bisogna avere coraggio, fiuto e amare il mare. I nostri invece hanno calato le scialuppe di salvataggio, consumando nell’inerzia quel tempo prezioso che in regime di carestia consente di anticipare le mosse degli altri. Un valore aggiunto che si somma all’appeal di una piazza che, con tutto il rispetto per Bari o Catania, non ha rivali in terza serie.
L’idea di fondo: spendere poco, possibilmente nulla, per ricostruire l’ossatura di una squadra che lo scorso anno è stata pensata con la stessa filosofia: il massimo con il minimo. Il Palermo di Caramanno e Peccenini – sempre di quarta serie si trattava – avrebbe vinto anche la C1, non possiamo dimenticarlo. Mirri e Sagramola hanno optato per un altro percorso, tanto oggi in serie D bastano davvero quattro lire per fare la voce grossa. E se il Dio del vento, una volta tanto non avesse indirizzato la fortuna dalla nostra parte, chissà cosa sarebbe accaduto nella volata finale.
Il risultato è che quest’anno bisogna fare praticamente tutto daccapo, perché l’eredità della passata stagione non basta ad apparecchiare la tavola. Badiamo bene, spendere poco non è una brutta idea, tra svincolati e prestiti si può trovare bella merce, giovani promesse o gente di categoria che garantisca corsa, spessore e cazzimma. Solo che poi le tue fiches, le devi puntare su 4 giocatori che fanno la differenza. Al momento ne vediamo mezzo – Odjer – e siamo prudenti perché la sua carriera è in discesa, evidente e progressiva. Però è una scommessa che ha un senso. Dei restanti per arrivare a 4 neanche l’ombra. E la logica indica che difficilmente arriveranno perché i ruoli su cui servirebbe intervenire sono già quantitativamente coperti.
Laddove un giorno c’era Bombardini si trova gente che la differenza la farebbe una categoria sotto, in serie C non è mai avvenuto. In prima linea la maglia di Lunerti o Buoncammino pesa assai sulle spalle di un giovanotto che negli ultimi 6 campionati non è mai andato in doppia cifra e negli ultimi 5 ha segnato 22 gol (media 4,4 a stagione, massimo rendimento a Francavilla con 9 gol nel 2017). Altro esempio, guardiamo i portieri che hanno portato il Palermo in B: Sicignano, Vinti e Renzi. Siamo sicuri che Pelagotti (che sarebbe una certezza per questo Palermo) garantisca lo stesso grado di sicurezza? Vogliamo ricordare la coppia di mezzali di Enzo Ferrari? Favo e Modica, l’interditore era Cotroneo, il tornante Paolucci. E in panchina c’erano Scaglia e Tarantino, Danelutti e Campofranco.
Vediamo il Palermo di Orazi: Favo, Battaglia, Spigarelli, Valentini. Primi rincalzi, Olivari e Pisciotta. I campionati si vincono in mezzo al campo, verità che non dobbiamo insegnare noi a Sagramola e Castagnini. Tutto questo per evidenziare che a quel poco lavoro di prospettiva che si è fatto l’anno scorso si aggiunge il poco qualitativo di quest’anno. Sul centrocampo bisogna investire. E poi non si pretendevano colpi tipo Cappioli e La Grotteria, ma al livello di Auteri o Cecconi ci si doveva arrivare. Se Ferrara e Polizzi si fossero presentati al via con queste odierne prospettive avrebbero dovuto cambiare città.
Non è Teramo che racconta che siamo nel guano, ma ciò che è accaduto prima di domenica e ci dice di una condizione fisica precaria (per stessa ammissione dei giocatori), di una squadra che il rodaggio l’ha fatto nel giardino di casa, di incastri tattici che non si addicono al materiale umano disponibile, di un allenatore che non potrà a lungo rimanere in silenzio perché qualche promessa deve averla avuta per accettare l’azzardo di una panchina complicata persino se vinci (chiedere a Pergolizzi). Poi chi non spera che Silipo sia il fenomeno che promette di essere o che Lucca non sia il nuovo Luca Toni. Ma si parla di domani o domani ancora. Oggi serve altro e lo sanno anche in via del Fante. Comprensibile la parsimonia, ma è miope chi pensa di sopravvivere in serie C dopo un altro anno pieno di incognite e con ricavi ridotti all’osso. La serie B è l’unica visione per il futuro. Si può anche mancare l’obiettivo, ma si ha il dovere di provarci, con impegno, forza e passione. La sensazione è che si faccia finta che tutto vada bene, madamalamarchesa.
I tempi cambiano, sono cambiati velocemente. Chi fa opinione, in questo calcio ancora molto virtuale e con gli stadi vuoti, ormai non sono più i padroni delle curve, ma i gestori dei gruppi facebook che raggruppano tifosi, mezzi tifosi e sparuti opinion leader. Una versione (moderata) 2.0 degli ultras. Che nella fattispecie, posto che per la maggior parte di essi il nemico numero 1 c’è già e si chiama Zamparini, sono adoranti del presidente tifoso, nipote di Barbera, trallallero trallallera (cit. Radio Cinema del grande Beppe D’Amico). E quindi calmi, tranquilli e speranzosi. Una bella prova di maturità, detto senza ironia, almeno sino a quando non si scade in acriticità assoluta o peggio ancora nel linciaggio mediatico di chi informa per mestiere e qualche dubbio lo manifesta. Come se il cuore non accettasse le ragioni della logica, come del resto già al tempo del signore di Vergiate. Una dedica finale proprio ai social tifosi rosanero: la libertà d’opinione è sacrosanta, ma fateci il piacere, che tutte abbiano la stessa dignità è una cazzata. Del resto, basta cambiare canale e amici come prima, tanto per un pugno di clic si possono trovare anche menestrelli disponibili a cantare su commissione. Come quell’amico che non ti dice che sei cornuto per non farti dispiacere. Se invece cercate i nostri pensieri, sarete sempre i benvenuti. Ma senza infingimenti, perché non saremo mai come quell’amico.