Palermo, in migliaia alla passeggiata rumorosa contro la violenza di genere
Cori, campanelli, fischietti, musica per farsi sentire. Così ha avuto inizio la camminata rumorosa di Non una di meno per le vie del centro storico di Palermo, le stesse percorse dalla 19enne stuprata dal branco la notte del 7 luglio scorso.
A Palermo non si ferma la rabbia di chi vuole una società libera da qualsiasi espressione di violenza di genere, di cui lo stupro di gruppo consumatosi al Foro Italico non è che un’ennesima, aberrante manifestazione. Ieri sera così cittadinanza attiva, femministe, collettivi, associazioni, sindacati, esponenti istituzionali, hanno manifestato nel segno di una nuova e forte espressione di dissenso ha agitato le strade della città.
“No è no”, “Educate i vostri figli”, “Il sesso senza consenso è stupro”, “Sotto patriarcato ogni donna è vittima”. Queste le frasi impresse in alcuni cartelli esposti durante il corteo del movimento femminista e transfemminista. “Le strade sicure le fanno lɜ compagnɜ che le attraversano”, questo, invece, lo striscione dal messaggio chiaro che ha dato inizio al corteo formato da circa un migliaio di manifestanti, partito dalla Cala per raggiungere la Vucciria
[ngg src=”galleries” ids=”213″ display=”basic_thumbnail”]Giunti in piazza sant’Anna, in molti hanno avvertito il desiderio di prendere parola improvvisando un flash mob sul tema della sicurezza: una volta seduti per terra hanno impugnato un mazzo chiavi e scuotendolo lo hanno fatto tintinnare. Le chiavi, simbolo di autodifesa.
“La soluzione non è la militarizzazione della città”
“Le strade della nostra città, sono luoghi che ci appartengono e che vogliamo affini ai nostri desideri e bisogni. Le nostre case, i posti di lavoro, le piazze e le strade sono spazi che dobbiamo vivere in libertà e sicurezza senza doverci necessariamente cautelare o sentirci obbligate a seguire un decalogo imposto da una visione maschilista e omolesbotransfobica. Le soluzioni proposte dalle istituzioni nazionali e locali, ovvero l’inasprimento delle pene, i divieti alla pornografia, la militarizzazione del territorio non solo non sono soluzioni utili a diminuire le violenze, ma hanno come unico effetto il restringimento degli spazi sicuri, la limitazione degli spazi di aggregazione sociale e delle libertà.
[ngg src=”galleries” ids=”214″ display=”basic_thumbnail”]L’unica risposta valida a un problema radicato, diffuso e sistemico è una risposta collettiva, che parta dall’assunzione di responsabilità – a partire dalla totale assenza di tutele per chi denuncia, dalla definanzializzazione dei centri antiviolenza, dallo smantellamento dei consultori e dalla totale assenza di qualsiasi forma di educazione all’affettività nelle scuole- e dalla volontà di decostruire insieme ogni espressione di mascolinità tossica e attitudine abusante del patriarcato”, così in una nota di Non una di Meno Palermo.