In via Sammartino, a Palermo, sono comparsi molti manifesti con le foto dei protagonisti di una storia familiare finita male.
Un volantino, simile alla pagina di un album di figurine, riporta la foto di una donna palermitana e una lista di presunti amanti. Ignoto l’autore del gesto ed è da escludere un coinvolgimento dell’ex marito che ha già comunicato alla nostra redazione di essere totalmente estraneo alla vicenda.
L’uomo, tramite i suoi avvocati, ci ha comunicato di essere “estraneo alla vicenda che lo vede, suo malgrado, protagonista” e di non avere “redatto, né, tantomeno, diffuso il volantino”.
Chi ha ideato questa vendetta premeditata rischia di certo una querela. Se tutti i coinvolti facessero denuncia, si tratterebbe di una diffamazione multipla. In questo caso alla pena prevista si aggiungerebbe un aumento per ogni persona offesa. E c’è l’ipotesi aggravata dell’attribuzione di un fatto determinato e dall’averlo reso pubblico tramite i manifesti. L’articolo 595 del codice penale stabilisce che «chiunque, comunicando con più persone offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 1032 euro». La ratio è ben evidente: il legislatore ha voluto tutelare la reputazione dell’individuo, intesa quale considerazione e stima che le altre persone hanno della sfera morale.