E’ in corso probabilmente il più delicato dei momenti in relazione al fenomeno coronavirus: quello in cui, dopo avere pianto migliaia di vittime, bisognerà capire quanto sia fattibile fino in fondo il ritorno a un minimo di normalità sociale. Gli italiani, diciamolo a voce alta, fatta eccezione per casi isolati quanto fisiologici, si sono comportati davvero bene. Grazie a quarantene e lockdown meticolosamente rispettati, si è potuta inaugurare la tanto agognata Fase 2. La speranza adesso è che, in assenza di ondate massicce di contagi il tessuto economico possa iniziare nuovamente a mettersi in moto.
A DISTANZA DI SICUREZZA MA A VOCE ALTA
Ma sarà un percorso diffcile, farcito di protocolli comportamentali rigidi, tali intanto da fare addirittura desistere tanti imprenditori dalla volontà di alzare le saracinesche (vedi recenti dichiarazioni di Natale Giunta ma non solo). Intanto però, per il terzo sabato di fila, sempre in via Libertà, ci pensano le mascherine tricolori ad alzare la voce. A distanza di sicurezza ma ancora più determinate a sfidare il lockdown per chiedere misure concrete a sostegno di lavoratori e famiglie.
PROMESSE E NULLA PIU’
“Dopo l’azione che ci ha visti protagonisti in più di settanta piazze italiane – si legge nel comunicato diffuso dal movimento – siamo tornati in piazza contro chi evidentemente vuole milioni di disoccupati, di imprenditori falliti e di famiglie alla fame. La situazione è drammatica e non intendiamo rimanere in silenzio a vedere fallire le nostre attività o vedere sfrattate le nostre famiglie. Siamo lavoratori, imprenditori, madri, padri, partite IVA: tutte persone che stanno ancora aspettando le misure di aiuto promesse da più di due mesi dal Governo Conte”.
DIFENDIAMO IL FUTURO DELLE NOSTRE FAMIGLIE
“Non abbiamo paura delle multe, stare in piazza è un diritto: non saranno repressioni e divieti a fermare la nostra voce. Il nostro obiettivo – concludono le Mascherine Tricolori – è uno: combattere per difendere il futuro dell’Italia e delle nostre famiglie. Le mascherine che portiamo non sono un bavaglio ma un atto di accusa contro chi ha deciso colpevolmente di far fallire un’intera Nazione”.“