Un murale ricco di colori e denso di significato che si estende per 65 metri contro la bruttezza e il grigiore della mafia. È il Muro della Legalità più lungo d’Italia e in questo momento è in corso d’opera nel quartiere Capo di Palermo, dove gli artisti dell’associazione Calapanama sono al lavoro per finirlo nel più breve tempo possibile.
“Stiamo tentando di finirlo per il 23 maggio, anche se forse i tempi tecnici non ce lo consentiranno. Se dovesse essere così cercheremo un’altra triste ricorrenza per l’inaugurazione, purtroppo Palermo, ahimè, ne è piena”. A spiegarlo a Palermo Live è Nino Gambino, presidente di Calapanama, vivace realtà culturale che dal 2021 riunisce diverse personalità artistiche al suo interno.
“Ci conosciamo da tantissimi anni – spiega Gambino -. Fanno parte dell’associazione una cinquantina di artisti: poeti, scrittori, cantanti, pittori. Ogni sabato ci riuniamo alla Cala di Palermo, da maggio fino a ottobre/novembre, a dipingere in estemporanea. Abbiamo avuto quest’opportunità e l’abbiamo colta al volo, perché per noi è un piacere dipingere e mostrare quello che in città si può realizzare. L’arte è vita. A chi passa da qui decidiamo di regalare cinque minuti di felicità”.
L’idea del Muro della Legalità nasce da un residente della zona, continuamente attratto da un muro spoglio lungo la via San Gregorio. Da lì la proposta all’associazione e poi i permessi di rito. La Soprintendenza ai Beni Culturali ha infatti approvato il progetto, così come il Comune di Palermo. Sponsor sono il colorificio di Giuseppe Di Maria, Kolura di Pino Cirasa e Tuareg di Vincenzo Lo Cascio. Infine, il Coime ha provveduto a transennature, teli e tutto il materiale utile a mettere l’area in sicurezza.
Così sono partiti i lavori. Il progetto è ambizioso: 26 personaggi si stagliano sul muro lungo 65 metri e altro circa 2, di fronte alla caserma dei Carabinieri. Si tratta di vittime della mafia: da Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e le loro scorte, a Carlo Alberto dalla Chiesa, Peppino Impastato e Pippo Fava.
All’opera ben 13 ritrattisti: Nino Gambino, Antonino Sancarlo, Iole Spasari, Domenico Guzzetta, Totò Calò (direttore artistico), Giusy Megna, Salvatore Maltese, Aurelio Cartaino; Simonetta Genova, Caterina Trimarchi, Caterina Zaffora, Vincenzo Roberto Gatto, Ignazio Pensovecchio, Armando Guarneri, Giovanni Messina.
“A inizio e fine muro ci saranno due protagonisti che hanno sempre parlato di mafia: Andrea Camilleri, che per sua scelta non ha mai usato il sostantivo “mafia”, e Leonardo Sciascia“, spiega Gambino. “Sui fogli volanti che escono dalla macchina da scrivere andremo ad inserire delle massime che riconducono alle vittime di mafia che le hanno pronunciate”.
“Nel riportare i personaggi sul muro – prosegue – abbiamo visto che c’era un po’ di spazio tra l’uno e l’altro. Ci hanno suggerito, e abbiamo accolto la proposta, di inserire la fotoreporter Letizia Battaglia, in quanto con i suoi scatti ha immortalato momenti clou della bruttezza della mafia, vedi la morte di Piersanti Mattarella. E poi grazie a lei abbiamo visto la connessione tra mafia e politica. Ci è parso giusto inserirla”.
Un’opera che, nonostante la drammaticità dei fatti a cui riporta, si contraddistingue per i suoi colori vivaci. Anche in questo c’è un significato. “È giusto ricordare e non è mai abbastanza – commenta Gambino -. Abbiamo però voluto smorzare la tragedia con questo muro colorato e allegro in contrapposizione alla drammaticità di questi personaggi. Un muro che ci fa dimenticare la tristezza e i momenti brutti di questa città. Se ci siamo riusciti? Ai posteri l’ardua sentenza. Credo che sarà un luogo di aggregazione, che i turisti verranno a vedere questo che sarà il Muro della Legalità più lungo d’Italia. Che ben vengano gli artisti che riescono a fare qualcosa di bello per la comunità”.