Pazzesco a Palermo: posteggiatore abusivo con un tesoro da 7mln di euro

L’accusa di connivenza con la famiglia mafiosa dei Graviano è risultata infondata. L’uomo è stato assolto, con la corte di appello che ha ribaltato la sentenza di primo grado restituendogli tutti i beni confiscati.

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E’ una storia che ha del paradossale quella di Francesco De Marco, 74enne ex posteggiatore detto “u marinaio”, in passato accusato di essere un prestanome dei fratelli Graviano. Un’accusa dalla quale è stato assolto, con la corte di appello che ha ribaltato la sentenza di primo grado restituendogli tutti i beni confiscati, per un valore stimato di 7 milioni di euro.

TUTTO TRACCIATO

La vicenda di un ex posteggiatore, divenuto in seguito palazzinaro è raccontata oggi sul GdS. “De Marco è uscito indenne non solo dall’inchiesta penale e adesso anche da quella patrimoniale, Il suo legale, l’avvocato Corrado Sinatra, ha infatti dimostrato che tutti gli appartamenti sequestrati e poi confiscati in primo grado, in realtà erano stati realizzati grazie alle anticipazioni degli acquirenti. Un giro di assegni (200) per centinaia di migliaia di euro, per la precisione 976 mila euro, del tutto tracciati, con i quali l’imprenditore aveva realizzato tra il 2006 e il 2008 una palazzina di 3 piani, più ammezzato, piano terra e garage, in via Bonomo 46, a pochi passi da via Crispi, proprio dietro la grande caserma della guardia di finanza che tra l’altro condusse le indagini a suo carico”.

SOLDI PULITI

In tutto avrebbe una quindicina di immobili, venduti o affittati prima di essere costruiti. Dunque, come sostenuto dalla difesa, i soldi erano “puliti” e non frutto di un investimento mafioso. Resta tuttavia un dubbio: qualcuno ha pagato in anticipo queste case quando non erano ancora realizzate; in pratica hanno dato così tanta fiducia al posteggiatore abusivo, come se fosse un imprenditore edile di lunga data.

FREQUENTAZIONI PERICOLOSE?

De Marco gestiva il parcheggio nei pressi dell’hotel San Paolo di via Messina Marine, questo sì sequestrato e confiscato ai boss Graviano. Secondo gli inquirenti “il marinaio” – il posteggiatore che indossava sempre un cappello da vecchio lupo di mare (da qui il soprannome) – si era avvicinato alla cosca di Brancaccio grazie a Cesare Carmelo Lupo, costruttore mafioso legato a doppio filo ai fratelli Graviano. Versione che ha retto in primo grado e che ora è crollata in appello. La confisca del suo tesoro è stata dunque annullata. Ma non finisce qui. “Lo Stato dovrà anche pagare 260mila euro di affitti non riscossi durante il sequestro degli immobili”. L’ultima beffa.