Sono tanti i settori lavorativi andati in estrema sofferenza a causa della pandemia. Come più volte ribadito, tutti coloro che gravitano attorno al mondo dello spettacolo stanno, forse ancor più degli altri, soffrendo le pene dell’inferno. Tra loro chi lavora nei circhi. Ragion per cui, questa mattina, davanti Palazzo d’Orleans, a Palermo, si sono dati appuntamento i lavoratori di sei circhi che si trovano in Sicilia. Si tratta di qualcosa come 400 impiegati che da mesi non beccano un centesimo causa stop alle manifestazioni.
I lavoratori dello spettacolo, fermi da un anno, e che hanno ottenuto aiuto solo dalla Caritas e dalle diocesi per mantenere le famiglie, chiedono una mano anche per quando ci sarà una ripartenza. “Vogliamo l’abbattimento del suolo pubblico, abbattimento dei diritti di segreteria, sulle affissioni – dichiara Fulvio Medini direttore Happy Circus. Inoltre lo Stato italiano ha stanziato dei fondi per gli operatori dello spettacolo: vogliamo che vendano distribuiti anche ai 6 circhi che si trovano in Sicilia”.
“La parola circo non viene mai menzionata nei decreti – dice il delegato ente nazionale circhi, Marcello Marchetti – dobbiamo fare i conti anche con un vuoto legislativo che interessa gli aiuti economici. Noi non siamo residenti in Sicilia, e quindi non percepiamo i ristori regionali, ma allo stesso tempo non li riceviamo nemmeno dalle regioni di residenza, perché non ci troviamo lì fisicamente”.