Palermo ricorda l’impegno e il sacrificio di Emanuele Piazza

Il fratello Andrea Piazza racconta a PalermoLive alcune pagine di vita familiare. E preannuncia iniziative quali “i marciapiedi della memoria”

Emanuele Piazza scomparve nel 1990 in circostanze mai del tutto chiarite.
Il corpo dell’agente della Polizia di Stato, infatti, non venne mai ritrovato.
A distanza di trentadue anni, prosegue l’opera dei familiari per tenerne viva la memoria e rendere omaggio al suo impegno e alla passione per il lavoro.
Doti umane e professionali che lo resero parte attiva nella caccia ai latitanti di Cosa Nostra.
Emanuele Piazza non fu, infatti, un “semplice” poliziotto bensì un agente segreto che collaborò con i servizi dalla fine del 1989 al febbraio del 1990.

IL RACCONTO DI ANDREA PIAZZA

Nel corso degli anni, è stato soprattutto il fratello Andrea, di professione avvocato, a organizzare iniziative e momenti di riflessione dedicati a Emanuele.
Il professionista palermitano, impegnato anche in ambito politico – ricopre il ruolo di responsabile regionale del Dipartimento Legalità e Antimafia della Democrazia Cristiana Nuova Sicilia – sostiene da sempre la necessità di avviare un percorso di moralizzazione concreta della società.
Proprio a partire dall’esempio e dal sacrificio di servitori dello Stato come Emanuele.
“Il 15 marzo 1990 – spiega Andrea Piazza –  è stato l’ultimo giorno che ho visto mio fratello: quel giorno mio padre compiva cinquantotto anni e aveva invitato tanti amici per festeggiare”.

 

L’avvocato Andrea Piazza, fratello di Emanuele

“Mio padre ha appena compiuto novanta anni – prosegue – e, seppure  contento di avere i genitori presenti, il ricordo mi riporta all’ultimo giorno della mia vita in cui ho visto Emanuele”.
“Era un giovedì – racconta – e soltanto il sabato in tarda serata ci siamo resi conto che fosse accaduto qualcosa di grave”.
“Come appreso dalle dichiarazione dei collaboratori di giustizia- ricorda –  Emanuele è stato ucciso venerdì 16“.

MANDANTI MAI IDENTIFICATI

Soltanto otto esecutori materiali dell’omicidio sono stati condannati.
Due sono stati assolti : uno per vizio procedurale (estradizione dal Canada per un omicidio) e l’altro perché chiamato in correità soltanto dal collaboratore Francesco Onorato.
Io e mio padre Giustino – racconta ancora Andrea Piazza – abbiamo vissuto appieno il processo in Corte di Assise : siamo stati parte civile, testimoni e codifensori”.
Anche Giustino Piazza, come è noto, è un apprezzatissimo avvocato, principe del foro di Palermo e protagonista di tante battaglie legali.
“Ad ogni udienza – spiega –  erano presenti parte degli imputati ed altri collegati in video conferenza”.
Soltanto grazie al minuzioso racconto dei carnefici – spiega – in particolare di Francesco Onorato, abbiamo appreso i particolari”.
Ovvero, in quale giorno è stato ucciso e le modalità macabre dell’occultamento.
“A distanza di poche ore – precisa – ogni traccia biologica di Emanuele era stata eliminata, nella tragedia il peggior epilogo ipotizzabile“.
Anche le indagini in una prima fase furono lacunose e, secondo Andrea Piazza, “finalizzate a non evidenziare il ruolo attivo di Emanuele”.
Passarono oltre sei mesi prima che la scomparsa del giovane poliziotto venisse raccontata dalla stampa: il primo giornalista a scrivere in merito fu Francesco Viviano.
Soltanto nel mese di novembre del 1990, Giovanni Falcone ottenne la dichiarazione ufficiale ad opera del prefetto Riccardo Malpica della collaborazione di Emanuele Piazza con il SISDE.
Restano non identificati i mandanti.

LE INIZIATIVE

Il 16 marzo è il giorno del ricordo.
Non solo di Emanuele: anche del suo amico Gaetano Genova, scomparso due settimane dopo.
A mettere in connessione le due vicende è stata la mafia.
Al contrario, gli investigatori, non le hanno mai collegate in modo diretto, erroneamente.
“I resti del povero Gaetano – spiega Andrea Piazza –  sono stati ritrovati a distanza di anni, in seguito alla collaborazione di uno dei Brusca”.
Quest’ultimo lo indicava infatti come “quello dei servizi ”  ma in realtà il giovane era un vigile del fuoco.
Cosa Nostra aveva erroneamente collegato il ruolo di Emanuele con quello di Gaetano.
Presumibilmente, in relazione all’arresto del latitante Vincenzo Sammarco.
“Emanuele e Gaetano – osserva – sono espressione delle molteplici vittime di mafia, dimenticate, senza chiedere o pretendere nulla dalle istituzioni”

I MARCIAPIEDI DELLA MEMORIA

Commemorare, tuttavia, non basta.
Il ricordo deve essere eternato attraverso azioni simboliche dal significato profondo.
“L’anno scorso – racconta Andrea Piazza –  ho recuperato dal giardino di casa due pietre che sono state personalizzate a nome di Emanuele e Gaetano”.
Purtroppo, nel mese di febbraio una delle teche delle pietre, quella di Gaetano, è stata rubata.
“A tal proposito – spiega Andrea Piazza – ringrazio la Polizia di Stato per l’ attenzione e la volontà di fare luce”.
“E grazie anche alla vetreria Gaetano Alioto – aggiunge – che, a proprie spese, ha collocato due nuove teche nel giardino pubblico di piazza Giovanni Paolo II, ex piazza Alcide De Gasperi”.
Stesso luogo in cui, giorno 16 marzo alle 11:00, si terrà  una mesta e toccante cerimonia, a cura dei familiari.
“Il progetto futuro al quale tengo – conclude – è realizzare i marciapiedi della memoria, nell’ottica di un luogo di tutte le vittime della mafia in Sicilia”.
Il progetto, per il quale è stato redatto un documento tecnico a cura dell’architetto Enrico Piazza, sarà portato avanti dalla Democrazia Cristiana Nuova Sicilia.