Concerto annullato ieri sera al Teatro Massimo di Palermo a causa dello sciopero proclamato da Libersind Confsal per il mancato accordo sul piano welfare. Il sindaco Roberto Lagalla, insieme al sovrintendente Marco Betta, porge le sue scuse al pubblico.
Il concerto diretto dal maestro Gabriele Ferro in programma ieri sera al Teatro Massimo è stato annullato a causa dello sciopero proclamato da Libersind Confsal. La protesta, come si può ben immaginare, ha fatto infuriare l’intera governance della fondazione Teatro. In una nota rilasciata parla di “Grave danno economico e d’immagine”. “Lo sciopero – prosegue la nota – appare ancor più intollerabile per la presenza in teatro di un gran numero di spettatori, e tra loro di tantissimi turisti, che non hanno potuto assistere al concerto e che conserveranno di questa serata e della città un pessimo ricordo”.
Per quanto accaduto, il sovrintendente Marco Betta porge le sue scuse al pubblico e al maestro Ferro per l’annullamento del concerto. Poi aggiunge aggiunge: “Sorprende il fatto che Libersind Confsal abbia proclamato lo sciopero nonostante fosse in corso una trattativa in via di definizione con tutte le sigle sindacali sulla distribuzione di un contributo aggiuntivo di 350.000 euro che, oltre a quello annuale, è stato assegnato ai lavoratori per il welfare, grazie all’impegno del Comune”.
A rendere le proprie scuse, anche il sindaco Roberto Lagalla: “Dispiace constatare come lo sciopero indetto da una sola sigla sindacale abbia costretto all’annullamento del concerto in programma, ieri sera, al Teatro Massimo. Un fatto grave, soprattutto se si considera la inaccettabile logica sindacale che ha portato allo sciopero, motivato da posizioni pretestuose e di difficile comprensione. La fondazione Teatro Massimo ha tenuto e continua a tenere aperto il dialogo con i suoi lavoratori. Ne è dimostrazione di ciò il fatto che tutte le altre sigle sindacali non abbiano aderito alla protesta. Purtroppo resta questa macchia nel contesto di una stagione che fin qui ha raccolto ampio consenso e grande partecipazione di pubblico, grazie, in primo luogo, all’impegno dei lavoratori del Teatro Massimo”.
Dal canto suo, il sindacato Libersind Confsal ha risposto con una nota alle dichiarazioni del sindaco Lagalla e del sovrintendente Betta. “Non siamo disponibili né mai lo saremo ad indietreggiare sui diritti dei lavoratori”, esordisce il comunicato. Poi la precisazione: “Il Libersind aveva già dichiarato lo stato di agitazione venerdì 24 marzo, dopo l’ennesimo incontro in cui veniva presentata una bozza welfare modificata unilateralmente, senza aver minimamente accolto le proposte suggerite dal nostro sindacato. Da vent’ anni i salari sono bloccati, premio di produzione dimezzato, forniture vestiario incomplete, indennità decurtate, annosa trattativa sullo spostamento del giorno di riposo pendente, concorsi da bandire e l’elenco potrebbe continuare. Questo sindacato non intende perdere l’ennesima occasione per migliorare le condizioni dei lavoratori ma soprattutto per usare in maniera equa e trasparente i soldi dei soci, in primis il Comune”.
“Affinché il finanziamento del sindaco non vada disperso – proseguono i sindacalisti – sono già tre mesi che pressiamo per ottenere quanto promesso in termini di welfare, senza dimenticare che dopo la bozza firmata bisognerà ancora attendere il passaggio ai revisori dei conti ed alla Corte dei conti. I lavoratori sono provati ma nessuno vuole raccogliere in tempi celeri il loro malessere, un malessere che ha condotto ad un‘adesione trasversale allo sciopero”.
“Stranisce la dichiarazione del Sovrintendente che definisce “minoritario” il nostro sindacato – continua la nota -. Il Libersind è il secondo sindacato per numero di iscritti in teatro. Ma, volendo accogliere la definizione di “minoritario” di Betta, qualcosa ci sfugge. Come può un sindacato “minoritario” bloccare l’attività? Evidentemente Betta non conosce i numeri oppure i lavoratori aderenti alle altre sigle hanno deciso di sostenerci: in entrambi i casi Betta dimostra di non avere il termometro della sua azienda e dei suoi lavoratori”.
“Spiace per il pubblico – scrive ancora il Libersind – ma chi doveva avvisare, il sindacato l’aveva fatto tramite i media, forse non ha raccolto le sollecitazioni e le domande sul sito della Fondazione in cui si chiedeva conferma dello sciopero. Inoltre la Fondazione è nella disponibilità dei maggiori canali social per i rapporti con l’esterno ed il pubblico. Ci scusiamo con gli spettatori ma la Dirigenza dovrebbe scusarsi anche con i lavoratori che non vedono rispettate le legittime rivendicazioni, sarebbe bastata una bozza corretta ed inviata a tutte le sigle sindacali per evitare lo sciopero”.
“Appare infine singolare il ringraziamento alle altre sigle sindacali – conclude la nota – si ha la sensazione che parte e controparte coincidano, oltre ad un tentativo di voler alimentare le spaccature. Il Libersind non è mai entrato nelle proteste di altre sigle a prescindere dalla divergenza delle posizioni. Al Sindaco-Presidente rivolgiamo l’appello di imprimere un’accelerazione nella trattative perché si tratta di denaro pubblico”.