Palermo, a fianco di Walter De Benedetto perchè “Esistono i Diritti”

Il 49enne affetto da artrite remautoide, a causa dell’inadeguato quantitativo di cannabis terapeutica ricevuto dal servizio sanitario, ha deciso di coltivare da sè la pianta. Per questo, il 27 aprile rischia la condanna con l’accusa di coltivazione di stupefacenti. Per sostenere la sua battaglia, sollecitati dal Comitato Transpartito Esistono i Diritti, si mobilitano in tanti.

cannabis

Walter De Benedetto ha 49 anni e dal 2011 allevia con la cannabis terapeutica i dolori atroci dell’artrite reumatoide, patologia di cui soffre fin dall’adolescenza. Anche se in possesso di ricetta medica, in questi anni Walter non ha ricevuto dal servizio sanitario l’adeguato quantitativo di farmaco utile alla gestione della sua malattia. Per far fronte alla cronica carenza di cannabis medica e per garantire continuità alla sua cura, ha deciso, assumendosene la responsabilità, di coltivare autonomamente la cannabis necessaria per la sua terapia. Oggi Walter è rinviato a giudizio. L’accusa è di coltivazione di stupefacenti ai fini di spaccio e il 27 aprile si terrà l’udienza conclusiva del suo processo.

DAVANTI I TRIBUNALI D’ITALIA ARMATI DI ANNAFFIATOI

Al suo fianco, nel giorno della possibile condanna scenderà in piazza il comitato “Esistono i Diritti”. Armati di non violenza ma con la ferma volontà di rivendicare ad alta voce il diritto di cura per Walter de Benedetto. “Dunque, martedì 27 aprile alle 12:00 – ora di avvio dell’udienza – saremo davanti ai tribunali con i nostri annaffiatoi, perché “criminale è la legge”. A parlare è Gaetano D’Amico. Il leader nonchè fondatore del movimento “Esistono i Diritti (che sta coordinaando l’iniziativa con l’ausilio di Eleonora Gazziano, Marco Feo, Alberto Mangano e Nadia Spallitta), afferma come l’unico vero colpevole in tutta questa vicenda è il Parlamento Italiano. Colpevole di non aver regolamentato l’uso di cannabinoidi ai fini terapeutici, generando ovviamente uno stato di NON DIRITTO alla cura”.

L’INCOERENZA DELLA LEGGE IN ITALIA

La storia di Walter è l’esempio di come la legge in Italia costringa i tribunali a processare malati che coltivano il proprio farmaco e consumatori che decidono di non acquistare cannabis al mercato nero. Depenalizzare l’auto coltivazione, in linea con quanto già stabilito dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione nel dicembre 2020, sarebbe un primo passo per liberare le forze dell’ordine e la magistratura da inutili procedimenti.

Un vasto movimento trasversarle popolare si sta creando nel Paese – rivela D’Amico raggiunto da Palermo Live. Vi sono a livello parlamentare diversi disegni di legge, sia su cannabis terapeutica che sulla legalizzazione della marijuana. Uno in particolare del deputato radicale di Più Europa Riccardo Maggi. E ancora, come comitato Esistono i Diritti abbiamo lanciato un appello insieme a personalità del mondo della cultura, della politica, del giornalismo, dello spettacolo e dell’avvocatura.

L’ART. 32 DELLA COSTITUZIONE

Noi donne e uomini diversi per storia, cultura e orientamento politico, uniti su obbiettivi condivisi nel comitato Transpartito Esistono i Diritti, ci appelliamo affinché venga garantito il diritto fondamentale ed inviolabile alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione. Già in due giorni sono arrivate moltissime adesioni – conclude Gaetano D’Amico – , dal campo dell’avvocatura in primis ma, come detto, anche da tutti gli altri settori della società civile.”

Nadia Spallitta
L’avvocato Nadia Spallitta

IL SOSTEGNO DI NADIA SPALLITTA

Tra i diversi personaggi legati al mondo della legalità, martedì prossimo, davanti il Tribunale di Palermo non farà mancare la propria presenza l’Avvocato Nadia Spallita. “Ciò che vogliamo sollevare è la contraddittorietà del nostro sistema legislativo. Un sistema che da un lato riconosce alla cannabis proprietà terapeutiche importanti tanto da prevederne la stessa prescrizione medica – afferma a Palermo Live. La stessa Cassazione, in un caso recente ha ritenuto che la coltivazione in modestissime quantità per uso personale non può considerarsi un illecito penale. Tuttavia, secondo il nostro sistema legislativo, la coltivazione in Italia rimane un fatto marginale. Solo in casi limitati previsti dalla legge si può essere autorizzati alla coltivazione di cannabis.

Per cui, di fatto, l’Italia acquista da case farmaceutiche estere il prodotto che poi viene utilizzato per funzioni sanitarie mediche. Ciò ha determinato per gli utenti una grande difficoltà di accedervi. Ancor più a costi contenuti, pur trattandosi di un prodotto medico che potrebbe agevolarli nelle loro sofferenze fisiche.”

UN SISTEMA LACUNOSO

La sollecitazioni che vogliamo fare alle istituzioni è di rivedere il sistema legislativo perchè lacunoso. Quindi, estendere la possibilità di coltivare la cannabis terapeutica in affermazione ad un diritto alla salute in quanto fondamentale. In buona sostanza non comprendiamo queste limitazioni alla coltivazione di cannabis terapeutica quando nelle tabelle nazionali dei prodotti utilizzati dai medici si può prescrivere anche la cannabis terapeutica. Auspichiamo – conclude Nadia Spallitta – che, per questi motivi , venga depenalizzata la coltivazione di tale pianta per uso personale e comunque estendere alla stessa Italia i casi di autorizzazione alla coltivazione”.