Storie da pandemia: “Chiusa in 80 mq con cinque figli in Dad”
Una donna disoccupata racconta la sua Odissea tra la didadittica a distanza dei suoi figli e i dispositivi elettronici non sempre al top
La pandemia da Covid 19 sta infliggendo ormai da più di un anno tanti danni fisici alle persone. Ma, come ben si sa, non sono assolutamente da trascurare anche quelli psichici. Di situazioni più o meno paradossali se ne sentono a bizzeffe, tra solitudini imposte, penuria di lavoro e famiglie costrette a compiere i salti mortali per far quadrare i conti. Quella di Maria Lanna, 39enne mamma riminese, è in tal senso una storia “manifesto”. La donna infatti, disoccupata e in cerca di lavoro da due anni, vive, assieme ai suoi cinque figli in un appartamento di 80 mq trasformatosi in una sorta di accampamento.
UNA SITUAZIONE INGESTIBILE
“Ho cinque figli, dei quali quattro seguono la didattica a distanza e il più piccolo va alla scuola d’infanzia, quindi forse a giorni si aggiungerà ai fratelli. La situazione è semplicemente ingestibile”. La ’formazione’ di casa Lanna è composta di soli maschietti: Mattia, iscritto al primo anno di scuola superiore, Valentino che fa la terza media, Martino la quarta elementare, Santiago la seconda, e ha un insegnante di sostegno. “Un altro problema non da poco – continua Maria Lanna – è quello dei dispositivi. Io ho un computer che non è munito di telecamera, quindi totalmente inutile per la Dad. La scuola ce ne ha fornito uno che sembra uscito da un negozio di modernariato.”
IL PROBLEMA DEI DISPOSITIVI
Per accendersi bisogna aspettare dieci minuti, non prende sempre la linea, oppure non permette di entrare, o perde di continuo il collegamento. Due dei ragazzi cercano di seguire le lezioni con gli smartphone. Quello più grande ha il suo, ci è più abituato, ed è quello che forse se la cava meglio. L’unico per dire la verità tra tutti quanti. Un altro cellulare è il mio, e lo presto agli altri bambini, che fanno a turno, ma naturalmente solo finché non mi serve, perché lavoro nelle mense scolastiche, dalle dieci alle quattordici. Martedì due dei bambini hanno potuto guardare solo la prima ora di lezione, poi sono dovuta andare al lavoro e ho dovuto prendere con me lo smartphone”.
MARITO FUORI CASA
E come se non bastasse c’è il problema di chi segue i figli quando la mamma non è a casa. “Mio marito è spesso fuori per lavoro. Finora è stato loro dietro il ragazzo più grande. Io cerco di accudirli e far sì che seguano al meglio possibile le lezioni, utilizzando anche libri e quaderni, senza furbate. Intendo dire che non so cosa succede quando esco, se restano in qualche modo connessi o magari spengono l’apparecchio, fingendo che sia caduta la connessione”.
L’ORGANIZZAZIONE DELLA GIORNATA
“Li faccio poi mangiare a turno, per agevolare la frequentazione a distanza della lezione – continua Maria Lanna – ma non è semplice. Non stanno quasi mai seduti a tavola, si portano i piatti sul letto, è il caos. E in ogni caso non fanno mai i compiti. Del resto non mi sento di chiedere loro di restare sui libri anche al pomeriggio, dopo che hanno trascorso cinque ore di fila al mattino davanti a uno schermo. Il risultato di tutto questo, lo sto vedendo anche se sono passati pochissimi giorni dall’avvio della didattica a distanza per elementari e medie, i ragazzi diventano nervosi, lo vedo anche nel piccolino di seconda elementare”.
SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
“Mi chiedo come si possa pensare di rinchiudere in un appartamento ragazzi di età diverse – aggiunge Maria Lanna – per cinque ore al giorno dal lunedì al venerdì. Una prova snervante per loro e per noi genitori, e ritengo di molto dubbia utilità”.Domani (sabato) alle 15 in piazza Cavour a Rimini gruppi spontanei di genitori manifesteranno contro la didattica a distanza. Slogan annunciato (e prevedibile): “No Dad“. Brulicano di commenti infuocati, da domenica scorsa, anche le piazze virtuali dei social. Nelle prime 48 ore dall’attivazione la pagina Facebook Tutti a scuola ha superato i 2.300 iscritti. Che hanno deciso di scendere in piazza per una protesta pacifica “contro la chiusura delle scuole”.