Papa Francesco ha presieduto, nella Basilica di San Pietro, la Veglia pasquale. Il Pontefice venerdì sera aveva deciso di non recarsi alla Via crucis al Colosseo. Entrato nella Basilica su una sedia a rotelle, è stato poi aiutato a mettersi su una sedia.
Il rito è iniziato nell’atrio con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Poi la processione verso l’altare con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exultet, la Liturgia della Parola e la Liturgia battesimale, con i sacramenti dell’iniziazione cristiana a otto adulti. “La Pasqua fa rotolare via i macigni della morte”, ha detto il Pontefice nel corso dell’omelia.
“A volte sentiamo che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all’ingresso del nostro cuore, soffocando la vita, spegnendo la fiducia, imprigionandoci nel sepolcro delle paure e delle amarezze, bloccando la via verso la gioia e la speranza”, ha detto il Papa.
“Sono ‘macigni della morte’ – ha proseguito – e li incontriamo, lungo il cammino, in tutte quelle esperienze e situazioni che ci rubano l’entusiasmo e la forza di andare avanti: nelle sofferenze che ci toccano e nelle morti delle persone care, che lasciano in noi vuoti incolmabili; nei fallimenti e nelle paure che ci impediscono di compiere quanto di buono abbiamo a cuore; in tutte le chiusure che frenano i nostri slanci di generosità e non ci permettono di aprirci all’amore; nei muri di gomma dell’egoismo e dell’indifferenza, che respingono l’impegno a costruire città e società più giuste e a misura d’uomo; in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra”.
“Quando sperimentiamo queste delusioni, abbiamo la sensazione che tanti sogni siano destinati a essere infranti e anche noi ci chiediamo angosciati: chi ci rotolerà la pietra dal sepolcro?”. Ma la Pasqua di Cristo, ha proseguito, è “la vittoria della vita sulla morte, il trionfo della luce sulle tenebre, la rinascita della speranza dentro le macerie del fallimento. È il Signore, Dio dell’impossibile che, per sempre, ha rotolato via la pietra e ha cominciato ad aprire i nostri sepolcri, perché la speranza non abbia fine”.
“Da quel momento, se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, nessuna esperienza di fallimento e di dolore, per quanto ci ferisca, può avere l’ultima parola sul senso e sul destino della nostra vita”, ha sottolineato Papa Francesco. “Se ci lasciamo afferrare dal Risorto, nessuna sconfitta, nessuna sofferenza, nessuna morte potranno arrestare il nostro cammino verso la pienezza della vita”.
“Popoli spezzati dal male e percossi dall’ingiustizia, popoli senza luogo, popoli martiri, allontanate in questa notte i cantori della disperazione. L’uomo dei dolori non è più in prigione: ha aperto una breccia nel muro, si affretta a venire presso di voi – ha concluso l’omelia -. Nasca nel buio il grido inatteso: è vivo, è risorto. E voi, fratelli e sorelle, piccoli e grandi, voi nella fatica del vivere, voi che vi sentite indegni di cantare, una fiamma nuova traversi il vostro cuore, una freschezza nuova pervada la vostra voce. È la Pasqua del Signore, è la festa dei viventi”.
Foto da Ansa