Italgas, 4 amministratori nominati da Saguto chiedono 120 milioni per un anno di lavoro
L’amministrazione giudiziaria voluta dalla Saguto dell’Italgas, una azienda-colosso nel campo dell’energia, rischia di costare all’Erario 120 milioni di euro, per pagare le parcelle di quattro amministratori
Nel luglio del 2014 la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta allora dall’ex giudice Silvana Saguto, sottopose ad amministrazione giudiziaria l’Italgas, azienda-colosso nel campo dell’energia. Il provvedimento fu provocato dalla presenza negli appalti di alcune aziende appartenenti a un gruppo degli imprenditori di Belmonte Mezzagno riconducibili ai Cavallotti, personaggi che erano stati sottoposti nei primi anni Duemila a una confisca per la loro pericolosità sociale. Questa amministrazione giudiziaria, che durò dodici mesi, venne affidata all’avvocato Andrea Aiello, all’ingegnere Sergio Caramazza, al docente universitario Marco Frey e al commercialista milanese Luigi Saporito.
PROVVEDIMENTI REVOCATI
L’amministrazione giudiziaria è durata fino al 2015, quando l’Italgas fu sottoposta ad un’altra procedura di controllo, che prevedeva una collaborazione tra i vertici aziendali e un organismo di vigilanza. Con l’obbligo di comunicare una serie di atti al questore e al comandante della polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo. Questi due provvedimenti, in ogni caso, nel 2016 furono revocati dalla Corte d’appello di Palermo, forse perché nel frattempo era scoppiato lo scandalo Saguto. Quindi l’attività dei quattro amministratori per la Italgas praticamente è durata un solo anno, da luglio 2014 a luglio 2015.
PARCELLA SALATA
Come si può leggere oggi nel Giornale di Sicilia, in un articolo scritto da Riccardo Arena, i quattro ex amministratori giudiziari dell’Italgas hanno presentato le loro parcelle per l’attività svolta. Parcelle molto salate, che potrebbero portare a ciascuno di loro 30 milioni. Un conto che ovviamente sarà a carico dell’Erario. Questa esosa richiesta attualmente è sottoposta al vaglio della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
I PARAMETRI DI VALUTAZIONE
Ironia della sorte, la maxi richiesta rispetterebbe in maniera rigorosa i parametri fissati da un decreto del Presidente della Repubblica varato per rimediare ai guasti del «sistema Saguto». Ma il buon senso induce a considerare che in ogni caso 30 milioni per dodici mesi di lavoro sono una cifra enorme. Anche per avere messo sotto tutela, provvedimento probabilmente evitabile, un’azienda con un fatturato annuo di un miliardo e trecento milioni, 3.300 dipendenti, con sei milioni di utenze e 58 mila chilometri di reti in tutta Italia. Davvero un’enormità.
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