Parco Archeologico di Segesta, Sgarbi contro la mostra d’arte contemporanea: “Speriamo la tolgano presto”
A Palermo Live le dichiarazioni di Vittorio Sgarbi sulla mostra “Nella natura come nella mente” attualmente ospitata all’interno del Parco Archeologico di Segesta
Da qualche giorno il Parco Archeologico di Segesta, in provincia di Trapani, ospita “Nella natura come nella mente”. Si tratta della mostra a cura di Beatrice Merz e Agata Polizzi, che riunisce opere di Mario Merz (1925-2003, Milano), Ignazio Mortellaro (1978, Palermo) e Costas Varotsos (1955, Atene).
Elementi contemporanei si snodano in un percorso all’interno del sito, trovandosi dunque a convivere con gli elementi del patrimonio archeologico. Una commistione che ha fatto storcere il naso all’ex assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Vittorio Sgarbi. “#italiasfregiata Parco Archeologico di Segesta (Trapani). Mi chiedo: perché violare la sacralità di luoghi pieni di poesia e bellezza con queste mostruosità?”. Questo il tweet postato qualche ora fa taggando figure istituzionali e testate giornalistiche.
Un atto che non è rimasto fine a se stesso. “Spero che il nostro Musumeci la veda e la faccia togliere, ne ho già parlato con Samonà”, dichiara lo storico dell’arte a Palermo Live.
#italiasfregiata Parco Archeologico di Segesta (Trapani). Mi chiedo: perché violare la sacralità di luoghi pieni di poesia e bellezza con queste mostruosità? @Nello_Musumeci @dariofrance @miccichesud @Fondoambiente @Italia_Nostra @corrmezzogiorno @AnsaSicilia @TgrRaiSicilia pic.twitter.com/jjIhKceXYd
— Vittorio Sgarbi (@VittorioSgarbi) April 20, 2022
La mostra al Parco Archeologico di Segesta
Organizzata per il Parco Archeologico di Segesta – Dipartimento dei beni e dell’identità siciliana – Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana da MondoMostre, in collaborazione con la Fondazione Merz, la mostra “Nella natura come nella mente” è intesa come un percorso a tappe nella ricerca di una narrazione comune tra artisti di linguaggio diverso. Mario Merz, Ignazio Mortellaro e Costas Varotsos, per l’appunto.
Numeri, scritte, colori e forme si susseguono, nella ricerca di una connessione con la natura. Così, neon blu e rossi creano la sequenza di Fibonacci fra le colonne dell’antico tempio. Spazio anche a sculture di spirali trasparenti e iridescenti. Il tutto per simboleggiare il numero e il ritmo rintracciabili anche in natura, oltre che alla base della filosofia pitagorica.
Scopo del percorso espositivo è, insomma, quello di indurre riflessioni legate alle “connessioni tra scienza, arte e paesaggio, con i suoi ritmi e i suoi numeri”.
La critica di Vittorio Sgarbi
La mostra dovrebbe rimanere fruibile fino al 6 novembre. Ma Vittorio Sgarbi spera che sia presto rimossa. Le ragioni hanno a che fare non tanto con l’arte in sé e per sé ma con la scelta del sito. “Nessuno contesta la sensibilità di opere di altissima avanguardia, ma il contesto è importante – spiega a Palermo Live -. Il parco di Segesta è uno dei monumenti dell’umanità, è quello da cui viene il simbolo dell’Unesco. Non lo puoi infettare in quel modo. Fai la mostra in una fabbrica abbandonata, fai quello che ti pare. È sbagliato il contesto”.
“Segesta deve restare così com’è – conclude Sgarbi -. È difficile che qualsiasi cosa gli si metta vicino è tale da mantenere il confronto, ma se poi c’è addirittura la provocazione di fare una cosa che deve sovvertire il senso del luogo, quella è una cosa insopportabile. Speriamo che la tolgano”.
(Foto via Twitter Vittorio Sgarbi)