Parla la vittima del pestaggio al Teatro Massimo: “Palermo ha un problema culturale e sociale”

L’avvocato e ricercatore, aggredito da un gruppo di ragazzini a Palermo lo scorso sabato sera a un passo dal Teatro Massimo, racconta cosa è successo e le fasi dell’aggressione. L’uomo, in compagnia della fidanzata al momento del pestaggio, si è ritrovato con un occhio nero e una frattura al naso per cui dovrà essere operato.

Il giurista, ai microfoni Rai, ha riportato come abbia trovato tanta solidarietà nel suo posto di lavoro, l’Università di Palermo, e come ci sia un problema culturale e sociale radicato all’interno del capoluogo siciliano: “Il mio non è stato un gesto eroico, ma civico”. Tutto nasce quando l’uomo ha rimproverato dei ragazzini che stavano cercando di deturpare e rubare un monopattino a noleggio in via Ruggero Settimo.

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Il racconto dell’aggressione

Pensavo fosse finita la vicenda, un gruppo era andato a destra l’altro a sinistra”. La baby gang, invece, li stava pedinando, riuscendo a raggiungerli a pochi metri dal Teatro Massimo in un sabato sera gremito di gente. “Ho sentito la loro voce e le loro mani che mi indicavano. Ho preso uno spintone e poi un pugno. Sono riuscito anche a fare un video”, racconta alla Tgr Sicilia. “La colpa è di questi ragazzi e dei loro genitori. Un problema culturale e sociale in città”, racconta l’avvocato. Le forze dell’ordine, grazie anche al video del ricercatore, sono riusciti subito a identificare gli aggressori che erano rimasti nei paraggi.